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L'accordo Scotti


Le trattative furono riprese dal Ministro del lavoro del governo Fanfani, Vincenzo Scotti. In realtà non si trattò di trattative trilaterali ma di uno sforzo da parte del governo di avvicinare le parti attraverso la sua opera di mediazione.

Il contenuto dell'accordo bilaterale del 22 gennaio 1983 fra le segreterie CGIL, CISL e UIL e la CONFINDUSTRIA prevedeva la decurtazione del 15% del punto unico di contingenza e una leggera riduzione dell'orario di lavoro, mentre la contrattazione integrativa fu sospesa per 18 mesi.
A fronte di questo venivano rinnovati quei contratti che la CONFINDUSTRIA aveva bloccato per rivalsa.
Sotto il profilo contrattuale questo accordo favorì, quantomeno sul fronte dell'industria pubblica, la chiusura del contratto dei metalmeccanici che anticipava nei contenuti il cd Protocollo IRI del dicembre 1984. Tale documento prevedeva una serie di misure per il raffreddamento del conflitto coinvolgendo il sindacato nella gestione delle aziende. Esso intendeva dimostrare la non pregiudiziale contrapposizione del governo verso i sindacati e fu l'avvio della cd “concertazione decentrata” ossia della premessa a quella concertazione nazionale che si sarebbe sviluppata nella seconda metà degli anni '80.


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