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L’indipendenza nazionale albanese

L’indipendenza nazionale

Situazione socio-economica dell’Albania prima della I Guerra Mondiale: il Paese era economicamente arretrato a causa della divisione interna tra tribù e clan; le infrastrutture erano assenti (cosa positiva però sul piano militare). L’economia si regge sull’agricoltura, quasi primitiva, e sulla pastorizia. La struttura della proprietà è organizzata ancora da un sistema semi-feudale, il pagamento degli affitti avviene in natura. Nelle montane il potere è nelle mani dei capi clan, perché la società albanese si basa sulla famiglia allargata, è una società fortemente patriarcale. Più articolata è la società nelle città più importanti. Valona è il maggiore porto d’Albania, nonché un importante centro commerciale e centro di deposito e rifornimento per i commercianti. Un altro centro importante è Scutari. La questione sociale è notevolmente complicata dalla compresenza di confessioni religiose diverse e in contrasto fra loro. La popolazione cristiana, abbastanza colta, odia i turchi, ma i cristiani delle montagne invece non li odiano, perché non sono maltrattati. I musulmani poi sono sudditi fedeli del Sultano e non nutrono desideri nazionalisti perché già godono di privilegi. Infatti, molte delle rivolte sono in verità moti atti a riprendersi privilegi tolti, e non spinte nazionaliste. Sono gli albanesi del nord a coltivare l’unico vero sentimento nazionale. Il vero problema è che mancano i ceti medi.
Nell’autunno del ’11 l’Italia dichiara guerra all’Impero Ottomano per definire il contenzioso sulla Libia; tuttavia, anche se potrebbe, l’Italia non distrugge la flotta ottomana perché questo creerebbe caos in Europa. Nel frattempo un gruppo di deputati albanesi con a capo Qemali chiede a Istanbul la concessione dell’autonomia amministrativa all’Albania. I Giovani Turchi sciolgono il parlamento con la speranza che le nuove elezioni portino al governo persone più malleabili, ma la campagna elettorale fornisce ai leader albanesi (Qemali, Prishtina, ecc) l’occasione per sostenere candidati nazionalisti e il tempo di organizzare una rivolta armata. La rivolta albanese ha successo e trova sostenitori anche in Turchia, tra gli oppositori ai Giovani Turchi. Il 22 luglio del ’12 gli insorti albanesi entrano a Prishtina: questa realtà favorisce la politica austriaca. Se l’Albania diventa autonoma, l’Austria avrà una strada sicura per arrivare a conquistare Salonicco.
1° guerra balcanica: nel frattempo gli stati balcanici cominciano ad organizzare una rete di alleanze anti-turca, ma gli albanesi avrebbero pagato sulla loro pelle una completa disfatta turca, perché non essendo ancora un vero stato, il loro territorio sarebbe stato ambito da Serbia, Montenegro e Grecia. È questo il vero motivo della fedeltà albanese agli ottomani. Nel settembre del ’12 Serbi, Bulgari, Montenegrini e Greci, uniti nella Lega Balcanica, dichiarano guerra alla Sublime Porta, mentre gli albanesi rimangono neutrali. In fretta e furia i capi albanesi proclamano l’Indipendenza albanese il 28 novembre 1912. A quel punto l’attenzione di Italia e Austria si sposta dalla guerra balcanica alle sorti albanesi. La Triplice Alleanza salvaguarda i confini albanesi, e il 1 dicembre la Turchia chiede l’armistizio, che la Grecia non firma.
Conferenza di Londra: qui la Triplice dichiara il suo sostengo a uno stato albanese indipendente e neutrale. Il 22 gennaio le trattative vedono la Turchia cedere tutti i territori europei, compresa Adrianopoli. Questo causa l’opposizione dei Giovani Turchi, la caduta di Kamil pascià e l’ascesa di Sefket che rigetta gli accordi. Riprende così la guerra. Ai paesi balcanici si aggiunge la Romania.
2° guerra balcanica: nell’aprile del ’13 c’è dunque la seconda guerra, ma è di nuovo un fallimento per la Turchia che chiede la pace, firmata il 1 marzo. Riprende la Conferenza degli ambasciatori a Londra. Ancora una volta l’Albania viene difesa e la Turchia fortemente penalizzata. La Turchia accetta le condizioni, mentre gli stati balcanici non accettano i confini albanesi, Montenegro continua ad assediare Scutari, ma viene bloccata da una dura reazione austriaca. Il 30 maggio viene finalmente firmato il trattato di pace, in cui il Sultano affida il futuro dell’Albania alle grandi potenze. La conferenza sceglie per l’Albania la forma del principato sovrano, autonomo, ereditario. Gli albanesi reclamano la nomina del principe, ma non spetterà a loro decidere. Nel frattempo gli Stati balcanici si dividono e si muovono guerra. Il 30 giugno inizia la guerra tra bulgari da una parte e serbi, greci e romeni dall’altra. La Bulgaria chiede l’armistizio, e dal trattato di pace è l’Impero Ottomano a guadagnarci di più. La Serbia approfitta del momento di caos per invadere l’Albania al fine di conquistarsi uno sbocco sul mare, ma viene fermata dall’Austria che le invia un ultimatum. Un anno dopo la proclamazione dell’indipendenza, le grandi potenze nominano principe d’Albania Guglielmo Wied, prussiano di religione protestante, che sale al trono nell’aprile del ’14. La Commissione internazione approva lo Statuto d’Albania, ma non si crea però uno stato di fatto.

Tratto da STORIA DELL'ALBANIA CONTEMPORANEA di Giulia Dakli
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