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L'attività di Massimo il confessore

L'attività di Massimo il confessore



MASSIMO IL CONFESSORE. Lo Pseudo – Dionigi ebbe effetti anche su Massimo il Confessore, appartenente alla prima metà del VII secolo. In lui ritroviamo i temi principali dell'ascesa a Dio e dell'unione con lui ma stavolta sono trattati in maniera più sottile e raffinata, di grande forza dialettica.
Massimo si caratterizza soprattutto per la sua piena e appassionata partecipazione, coronata dal martirio, all'ultima fase della controversia, detta monotelita. Si propose una formula di compromesso che parlava di due nature racchiuse in una sola volontà del Cristo incarnato. La formula non fu accettata né dai monofisiti radicali né dai difisiti intransigenti come Massimo che consideravano questa formula lesiva dell'integrità umana di Cristo perchè due nature non possono che avere due volontà, non una sola. Sostenne vivacemente la sua tesu anche in un dibattito del 645 a Cartagine e per questo fu condannato e punito.
Questa affermazione dell'integrità dell'umanità di Cristo non è solo l'argomento principale della posizione da lui difesa ma si inserisce organicamente in una concezione globale del mondo e dell'uomo considerati nel rapporto con Dio. A differenza di Dionigi, dove Cristo incarnato non ha un ruolo centrale, qui è il centro del mondo e della storia perchè nella sua incarnazione si è attuata la sintesi suprema tra Dio e la realtà finita; in lui si sono risolte le divisioni nate dalla corruzione e dal peccato che avevano allontanato il creato da Dio.
Massimo ha sentito molto l'influenza di Origene ma in maniera dialettica. Non ha accettato l'ipotesi origeniana di un peccato iniziale che avrebbe allontanato dal riposo in Dio le creature razionali e di conseguenza dato inizio al ciclo delle generazioni al fine del loro graduale recupero. Alla formula origeniana stasis – kinesis – genesis, sostituisce quella genesis – kinesis – stasis, sottolineando nel movimento il necessario tramite per cui il creato raggiunge la quiete in Dio tramite Cristo. Massimo è l'ultimo rappresentante della letteratura patristica orientale dotato di autentica originalità.

Tratto da LETTERATURA CRISTIANA ANTICA di Gherardo Fabretti
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