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L'identità: posizione di Geertz

GEERTZ : il compito per eccellenza di uno studioso è quello di sconfiggere le culture.
L’identità è una, unica ed indivisibile, è la somma di tutti gli elementi culturali che l’hanno formata.
Es =  se io ho trascorso i primi 20 anni della mia vita in circa 10 posti diversi, e i secondi 2 solo in 2 posti, come posso rispondere alla domanda: “tu di dove sei?”. Non può esistere una risposta semplice, che mi localizza in un unico luogo, potrei scegliere il luogo che + mi ha influenzato, quello nel quale ho fatto l’università, quello dove m sono sentito solo. La nostra idea di identità è sempre + oltre luogo.
La cultura, dal canto suo, è il principio cardine dell’identità. Il concetto di cultura è anch’esso un concetto problematico da usare con cautela, perché le culture, al pari delle identità, non sono essenze, immutabili che devono a tutti i costi essere preservate dalla scomparsa o dalla degenerazione. Non  esistono culture “pure”, le culture sono prodotti storici, e sono immerse nella storia, che è la dimensione dell’incontro tra differenti culture e differenti valori, non si parla di storia delle singole culture ma una lunga storia di appropriazioni, mescolamenti.
Per di più le culture sono sempre in mutamento, dunque soggette a più ampi processi di influenza esterni ed interni. In passato gli antropologi parlavano di cultura come un agente o una collettività di persone, oggi non pensano + alla cultura in questo modo, tuttavia essa è pensata come fuori dall’ambito disciplinare: in abito politico, commerciale ecc.
Razzismo mascherato? con la scusa di difendere le specificità culturali prendendo per buona la visione relativista per cui dobbiamo rimanere fedeli alle nostre tradizioni si teorizza una sorta di assolutismo culturale. Ciò equivale a pensare le culture e le identità come essenze. È un errore grave.
Uno degli effetti più rilevanti dal punto di vista culturale dei processi di modernizzazione è quello di “frantumare l’esistenza” es indiani d'America o ai Rom incapsulati negli stati nazionali, in corsa per la modernità. ,ma che cos è la modernità se un ideologia di esclusione?
Ciò che guida il mondo della modernità è infatti la spinta persone immersi nel pregiudizio, nelle superstizioni, negli usi e nei costumi, uomini grezzi in essere umani civili , educati. Non si parla + di eterogeneità ma di omologazione culturale.   
I popoli che non partecipano alla frantumazione dell’esistenza, ai processi di modernizzazione, perché tale partecipazione è loro negata o perché la rifiutano, entrano a far parte della periferia, assumono i caratteri della marginalità, si sentono esclusi, disprezzati, sottovalutati e ciò li porta a chiudersi in se stessi. Le società tese verso lo sviluppo, il progresso, la modernità, sono le prime che producono esclusione. Bisogna quindi tenere in conto il problema della conservazione del patrimonio delle diversità culturali, il problema tutta via non riguarda le culture ma + specificamente le persone.
La CULTURA va pensata come flusso di significati, entro una cornice complessa, in cui la con testualità storica, la produzione simbolica, le ideologie dominanti, sono elementi centrali che contribuiscono in modo determinante a tratteggiare i modi pragmatici in cui le persone trovano la loro via nel mondo.
La nozione di cultura ci consente di esplicitare a livello teorico che l’uomo, partecipando alla vita sociale acquisisce i modi di pensiero e di azione organizzati socialmente .
La cultura riguarda le persone che partecipano alla vita sociale, acquisiscono i modi di pensiero e di azione organizzati socialmente. La cultura per l’uomo è tutto.
La globalizzazione è una minaccia per le identità culturali?
No, la storia infatti, non è mai storia di singole culture autonome, ma è storia dei rapporti fra le culture.
La multiculturalità, allora va pensata a partire dalle persone, non dalle culture.
La multiculturalità = è una società in cui ciascuno possa costruirsi un repertorio culturale proprio, fatto di tutte le sue appartenenze, della sua sensibilità, della sua esperienza, delle sue scelte entro una cornice sociale fluida. Rigide barriere ideologiche per 50 anni hanno soffocato le molteplicità culturali eliminando le culture locali per edificare un’identità nazionale. Cadute queste barriere si sono andate a intensificare i flussi di persone, idee e prodotti colturali che attraversano il pianeta
A volte però il contatto provoca delle reazioni, non sempre ispirate all’ospitalità e alla benevolenza.
Si parla di soglia di tolleranza? A partire da una certa percentuale di stranieri in uno spazio abitato, i rischi di una non-tolleranza verso l’altro, sono reali e possono sfociare in drammi.
In alcuni casi il problema diventa non più quello del superamento della soglia di tolleranza, ma quello del sistema di valori proprio delle società occidentali.

Tratto da ANTROPOLOGIA IN SETTE PAROLE CHIAVE di Selma Aslaoui
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