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L'intervento dello Stato nell'economia: la teoria di Keynes, i piani economici e le nazionalizzazioni

Le tipologie di intervento dello Stato nell'economia



-Uso della leva fiscale per favorire la formazione del risparmio (motore di sviluppo) e il reinvestimento dei profitti.
-Nazionalizzazioni.
-Elaborazione di piani economici (programmazione)
-Sviluppo delle infrastrutture e dei servizi pubblici.
-Coinvolgimenti delle parti sociali, ed organismi internazionali nelle scelte pubbliche.
Dagli anni ’50 in poi si interviene con la politica fiscale, mentre negli anni ’20 e ’30 si utilizzava una politica monetaria.
La politica monetaria interveniva sugli investimenti e quindi agiva sull’offerta, mentre l’idea di Keynes era sostenere la domanda e per questo bisognava favorire il risparmio.
La politica fiscale sostiene il risparmio attraverso:
- La TASSAZIONE PROGRESSIVA, ognuno partecipa alle spese dello Stato in base al proprio reddito.
- La costruzione dello STATO SOCIALE (WELFARE STATE). L’istruzione, la sanità e  il sistema pensionistico dovevano essere a carico della fiscalità generale, della collettività. Questo perché si riduceva così il costo per ogni individuo di queste tre componenti, incrementando il risparmio che poteva essere impiegato nel consumo.
ECONOMIA MISTA vuol dire utilizzo della politica fiscale per sostenere la domanda.


La teoria di Keynes


Si crea un largo consenso intorno all’intervento statale in economia. Secondo la teoria di KEYNES, lo Stato doveva intervenire in economia per sostenere la domanda. Questo viene definito economia mista.
Negli anni ’20 e ’30 lo Stato svolgeva funzioni di salvataggio in questi anni, invece, sviluppa i seguenti obbiettivi economici:
- Contrastare le fluttuazioni cicliche.
- Sostenere la domanda.
- Garantire la piena occupazione.
- Favorire il pieno utilizzo della capacità produttiva: non ci dovevano essere risorse inutilizzate.
- Garantire l’equilibrio della bilancia dei pagamenti.
- Favorire uno sviluppo economico equilibrato.
Dietro questo modello c’era l’idea che lo Stato interveniva prima, per sostenere lo sviluppo e lo faceva investendo:
- Nelle industrie strategiche.
- Nelle infrastrutture.
I settori ritenuti strategici erano:
- Meccanica e siderurgia
- Energia, con la creazione dell’AGIP e dell’ENI
- Petrolchimica
- Telecomunicazioni
- Trasporti


Le nazionalizzazioni


Lo Stato deve fare l’imprenditore e deve gestire le risorse e i servizi. Questo processo riguardò tutta l’Europa. Esempi di erogazione di servizi possono essere la BBC, le ferrovie, i telefoni, gli aerei.
Per l’Italia:
- Energia elettrica con la costituzione dell’ENEL.
- Telefonia con la SIP, che poi diventerà TELECOM.
L’Italia garantiva tramite la nazionalizzazione, attraverso il telefono e l’energia elettrica, l’industrializzazione.


I piani e la programmazione economica


Lo Stato, o meglio l’esecutivo (il governo) dopo aver consultato le forze sociali, ovvero sindacati e imprenditori, stabilisce una serie di obbiettivi economici:
- Tasso d’inflazione
- Tasso di disoccupazione
- Tasso della produttività del lavoro (collegato al livello e all’aumento dei salari)
Inoltre individua le risorse per raggiungere questi obbiettivi. Questa è la programmazione.
La gestione delle risorse è la legge finanziaria, legata al bilancio dello Stato, e con questa legge vengono stabilite entrate e uscite.

Lo sviluppo delle infrastrutture e dei servizi pubblici


Lo Stato si occupa di costruire le infrastrutture e  fornire servizi pubblici. Questo modello vede un cambiamento dalla Rivoluzione Industriale inglese, perché si basa sullo Stato, sulla collettività, che i fa a carico di costruire e fornire.
Questo durerà fino a metà degli anni ’90.
Cambiano quindi le infrastrutture e di conseguenza il ruolo dello Stato. Il vero problema in questi anni non è costruire le ferrovie, ma le autostrade e gli aeroporti. In Italia tramite l’IRI vengono appunto costruite queste infrastrutture.
Anche i servizi pubblici cambiano: lo Stato non investe più nell’istruzione elementare, ma in quella universitaria. Inoltre investe nella telefonia e nella televisione.
Erano due gli obbiettivi che portavano ad investire nella televisione:
-la televisione era un’industria a livello tecnologico molto elevato.
-Serviva a garantire la formazione di un livello nazionale elevato.

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