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L'opposizione tra realismo e de-realismo di Arrivée d'un train - Lumière -



Se è vero che il nostro film realizza un’opposizione sul piano dell’enunciazione tra realismo e de-realismo ottico, appare opportuno interrogarsi sul senso globale che tale opposizione assume, al di là della semplice funzione di epilogo; sono due le questioni che si pongono:
1. l’opposizione presuppone un livello - rappresentato dal termine ottico – isotopico comune su cui essa si attua. La nostra attenzione viene allora focalizzata sul meccanismo ottico che, mai mostrato dal testo, diventa a livello profondo il suo stesso oggetto: a questo livello la immagini del nostro film costituiscono il programma d’uso per il programma di base che, situandosi sull’isotopia ottica, ha per oggetto la natura stessa del processo riproduttivo della m.d.p.;
2. l’attenzione al meccanismo ottico di riproduzione non si giustifica da sola: occorre situare il testo nel suo spazio per comprendere appieno la centralità della dimensione ottica nel cinema delle origini.
In che modo la dinamica realismo/de-realismo si riferisce alla riproduzione ottica? Essa è senza dubbio costitutiva dell’immagine cinematografica stessa: si presenta come la forma figurativa di un contratto veridittivo particolare in cui la croyance sulla percezione è incerta, o meglio conflittuale tra un polo oggettivo – “Si lo so” – ed un polo soggettivo – “ma comunque…” –; Milner, nel suo libro sull’ottica fantastica ha mostrato come la produzione di un tale tipo di percezione, veridittivamente in decidibile, sia una caratteristica peculiare dell’immagine ottica.
Il nostro film non si limita però ad esibire passivamente questo statuto ontologico dell’immagine cinematografica: lo replica sintagmaticamente come isotopia, ossia come uno dei livelli di significazione(possibili) del testo stesso; l’enunciatore indica al proprio enunciatario – “gli fa vedere” – il funzionamento dell’apparato ottico, assegnandogli una posizione percettiva che, presunta reale – realismo ottico –, si rivela nel contempo realmente illusoria – de-realismo ottico –.
L’enunciatario è invitato così a indirizzare la sua attenzione sul dispositivo ottico capace di operare un tale prodigio. Egli si trova nella medesima posizione del paesano ingenuo che, nel film, sceso dal treno guarda con stupore e curiosità la m.d.p.


Tratto da SEMIOTICA DEI MEDIA di Nicola Giuseppe Scelsi
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