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L'uomo nella religione cristiana



L’uomo è un essere fisico, e deve la sua nascita e conservazione alla natura. L’uomo avverte ciò nel dolore e nel piacere. Questo fondamento della sua vita elevato a oggetto della coscienza è il fondamento della religione. Ma la coscienza, lo spirito non esiste senza distinzione. Occorre che l’uomo contrapponga a sé la natura come oggetto, cosa ovvia. Ma come si spiega allora che la natura appaia all’uomo umana? L’uomo NON proietta sulla natura la propria essenza, ma prende dalla natura la materia della religione, così il fondamento della religione non è solo soggettivo ma anche oggettivo. Nella natura stessa c’è la ragione per cui essa, come oggetto della coscienza o della rappresentazione, fa un impressione di umanità. La natura dev’essser oggetto della coscienza per diventare oggetto della religione. Ad es. il legame tra il fuoco naturale e quello religioso è la sensibilità, pochè non esiste fuoco per chi non ha occhi. Ma non basta ciò; serve anche il sentimento, la fantasia, che fa del fuoco un essere divino. Ma sono le proprietà stesse del fuoco a fare quest’impressione fantasiosa sul sentimento umano: non dipende dunque solo dall’uomo, ma anche dal fuoco.
L’uomo è l’essere più vicino all’uomo, anche se i vari uomini si distinguono. Eppure solo nell'uomo è soddisfatta l’esigenza dell’identità di soggetto e oggetto = è l’oggetto la cui identità e unità col mio essere è dimostrata dall’oggetto stesso (praticamente l’uomo è uguale a me). Ma un uomo non è per l’altro oggetto di fantasia? Ciascuno comunque confronta l’altro a se stesso. Se già tra uomo e uomo esiste una seria differenza, figuriamoci quella tra uomini e non umani..
Quel che ci proponiamo è comunque distinguere ciò che appartiene alla natura da quel che appartiene all’uomo: non dice che in natura non c’è qualcosa che corrisponde all’idea umana di legge, ma queste son solo parole con cui l’uomo traduce le opere della natura nel suo linguaggio, per capirle. Dal carattere accidentale della regolarità della natura il teismo deduce la loro origine arbitraria, l’esistenza di un essere distinto dalla natura che avrebbe introdotto ordine e regolarità in un natura instabile. L’intelletto ateistico è l’intelligenza che si contrappone alla natura, incapace di comprendere l’essenza della natura. Il teismo spezza la natura in due essenze chiamando il primo essere natura in senso stretto, il secondo Dio. Separa la forma dalla materia. Se dunque F nega alla natura fine e legge è solo nel senso per cui tra intelligenza e natura si aprirebbe un abisso…

Tratto da LA RELIGIONE CRISTIANA di Dario Gemini
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