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L’imputazione del risultato colposo


Affinché  possa essere affermata una responsabilità colposa non basta che il risultato offensivo mitico (es. morte di un uomo) si sia prodotto come conseguenza di una condotta inosservante di una determinata regola cautelare (es. norma di comportamento del codice della strada). Occorre inoltre che il risultato offensivo corrisponda proprio a quel pericolo a fronteggiare il quale è diretta la regola cautelare violata; occorre, cioè, che il risultato offensivo (la fattispecie realizzata) sia la “concretizzazione” del pericolo al quale guarda la regola cautelare.
In pratica => sia in dottrina sia in giurisprudenza si afferma la necessità, ai fini del giudizio sulla responsabilità colposa, di un rapporto di causalità tra condotta ed evento, cioè non è sufficiente l’inosservanza di una norma cautelare e il nesso di causalità tra tale violazione e l’evento prodotto, ma occorre che quest’ultimo sia proprio quello che la norma intendeva scongiurare.
Es. nel caso in cui Caio investa il passante sempronio a causa dell’eccesso di velocità e del mancato rispetto delle norme sull’attraversamento dei pedoni sulle strisce pedonali, risponderà per la morte Sempronio, ma non anche per quella di Mevio, padre dell’investito, che muore da infarto per lo spavento dell’incidente.
Anche ammesso che si provi l’esistenza del rapporto causale in quanto l’infarto trova adeguata spiegazione proprio in seguito al gravissimo incidente del figlio, l’evento morte di Mevio non è certamente riconducibile alla categoria di quelli che le norme cautelari violate intendono evitare.


La ragione di questo implicito requisito della responsabilità colposa => nel reato colposo coesistono 2 momenti di disvalore:
da un lato => c’è il disvalore della condotta in quanto inosservante della regola cautelare;
dall’altro => c’è il disvalore del risultato, del quali il soggetto viene pure chiamato a rispondere.


Tratto da DIRITTO PENALE di Beatrice Cruccolini
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