Skip to content

L’inganno e la bugia


In ambito semiotico, il mentire è frutto stesso dell’esistenza di un codice: se non esistessero codici arbitrari la loro manipolazione non sarebbe possibile perché non ci sarebbe opportunità di gestione né volontarietà personale nelle modalità d’uso. In Anolli si distinguono l’autoinganno e la facoltà psicologica, le menzogne preparate, le menzogne impreparate (per far fronte ad una situazione imbarazzante) e le bugie pedagogiche.
Tali bugie vengono dette per: a) Salvare la faccia; b) evitare tensioni e conflitti; c) guidare l’intenzione sociale; d) espandere o ridurre le relazioni; e) guadagnare potere. A queste categorie riteniamo di doverne aggiungere qualche altra, ovvero: a) preservare l’equilibrio psico-fisico dell’altro; b) preservare la propria privacy; c) nascondere le proprie debolezze. Le classi riconoscibili potrebbero ridursi a due, da cui deriverebbero tutte le altre: la salvaguardia del sé e la salvaguardia dell’altro. In generale, si possono distinguere quattro sottogruppi di inganni basati sul tacere una verità o sul costruire una bugia: a) Omissione: quando si evita di dire qualcosa; b) Occultamento: quando si nascondono informazioni rilevanti sostituendole con informazioni secondarie, anche se vere; c) Falsificazione: si inventa volontariamente qualcosa di non veritiero; d) Mascheramento: si celano informazioni importanti e contemporaneamente si inventano informazioni false. Non possiamo negare che esista un’immaginazione che accompagna continuamente la nostra ratio – la quale viene chiamata in gioco per distrarci da passioni negative o per reprimere quelle che riteniamo conflittuali rispetto ai nostri desideri – e che ci induce a ricostruire un ulteriore livello di realtà.

Tratto da SEMIOTICA E COMUNICAZIONE di Niccolò Gramigni
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.