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LA TEORIA DELLA MODERNIZZAZIONE


I primi studi sulla modernizzazione sono stati influenzati dalla scuola struttural-funzionalista, infatti hanno tutti in comune l'idea che i paesi economicamente arretrati siano caratterizzati da un modello di società tradizionale, costituito da un sistema di elementi culturali e strutturali tra loro strettamente interdipendenti. Per questo motivo, l'ostacolo da superare per procedere sulla strada dello sviluppo economico e della società moderna occidentale è la forza di resistenza della tradizione, che si può presentare in varie forme, che si richiamano alle variabili di Parson, e quindi:
-L'ascrizione piuttosto che il principio di prestazione alla base delle relazioni economiche: ciò implica che i ruoli economici (lavoro) o la distribuzione dei beni e servizi prodotti, sono assegnati sulla base di criteri di appartenenza a un determinato gruppo (sesso, razza) piuttosto che sulla base della capacità di svolgere un certo compito;
-Il particolarismo rispetto all'universalismo: per cui i soggetti, nell'esercizio di determinati ruoli, sono valutati secondo criteri non di validità generale, ma che variano al mutare delle caratteristiche dei soggetti stessi (es. l'appartenenza ad una determinata famiglia o casta);
-La mancanza di specializzazione nei i ruoli : che limita la crescita della produttività nelle attività economiche.
A questi aspetti, Levy aggiunge la contrapposizione all'orientamento tradizionalistico (dove l'azione sociale e quella economica sono improntate al rispetto delle routine tradizionali) a quello razionalistico tipico delle società moderne (dove l'azione sociale ed economica sono influenzate dagli sviluppi della scienza e della tecnica e quindi più aperte all'innovazione).
Il fatto che i valori culturali tradizionali siano alla base di strutture sociali ostacola lo sviluppo economico, quindi, per avviare lo sviluppo, è necessario che i modelli culturali e le strutture sociali si modernizzino avvicinandosi alle caratteristiche di razionalità, universalismo, prestazione e specificità funzionale, tipiche delle società moderne dell'Occidente.
Su cosa dà l'avvio della modernizzazione sono state date risposte diverse, la maggior parte delle quali, mette al primo posto il formarsi di nuove élite intellettuali, politiche e economiche che introducono innovazioni rispetto ai modelli tradizionali. In particolare:
Hoselitz (richiamando la teoria della marginalità sociale di Simmel e Sombart) insiste sulla crescita dell'imprenditorialità dal basso; altri autori, invece, danno maggiore enfasi al formarsi di nuove élite istruite, che in contatto con le società moderne, si mobiliteranno sul piano politico per modernizzare la società al fine di realizzare i livelli di benessere tipici delle società occidentali.
Altri autori (richiamandosi al concetto di differenziazione strutturale di Parson) spostano l'attenzione dalle élite ai problemi strutturali che ne condizionano l'azione: ad es. strutture economiche specializzate, e con maggiore divisione, consentono di produrre in modo più efficiente. 
Ma è anche vero che, il passaggio verso questi modelli comporta uno spostamento dai criteri ascrittivi ai principi di prestazione, all'universalismo ed alla specializzazione, e che tutto ciò si traduce, in un indebolimento dei modelli culturali e delle strutture sociali tradizionali con conseguenti tensioni, resistenze e conflitti sociali: perché più rapido è il processo di modernizzazione e più probabile è lo sviluppo di situazioni conflittuali di massa.

Tratto da SOCIOLOGIA ECONOMICA di Antonio Amato
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