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La Russia di Caterina II


Morto Pietro I il grande, la nobiltà di corte condizionò gli zar successivi. Quasi sempre personalità deboli come Caterina I, Pietro II, Anna, Elisabetta e Pietro III. La moglie di Pietro III, Caterina, si impadronì del potere con un colpo di stato e fece poi assassinare il marito. Il regno di Caterina II (1762-96) fu caratterizzato dalla diffusione di opere degli illuministi, libertà di pensiero e vitalità culturale. Molte delle riforme si ispirarono ai principi dell’assolutismo illuminato: il nuovo sistema educativo, la secolarizzazione delle terre della chiesa, la politica economica. In politica internazionale ci fu l’annessione della Crimea nel 1783 con cui la Russia poteva avere lo sbocco sul mar Nero. Le conseguenze sull’agricoltura russa furono rilevanti: vaste aree della steppa ucraina furono colonizzate e messe a coltura. Ma i modi di sfruttamento in regime di rapporti restarono gli stessi: agricoltura estensiva e aumento della popolazione servile. Così nel 1773 scoppiò una rivolta: tutto il paese ne fu investito, molti nobili massacrati, ma l’esercito imperiale represse con violenza la guerra contadina. Il suo effetto fu il consolidamento dell’alleanza tra lo zar e l’aristocrazia, formalizzata nella carta della nobiltà concessa da Caterina nel 1785. La nobiltà manteneva tutti i suoi privilegi tradizionali; cadevano alcuni caratteri del regime autocratico instaurato da Pietro come il servizio forzato dell’aristocrazia per lo stato; la giurisdizione dell’aristocrazia feudale su uomini e terre a essa appartenenti era completa; l’amministrazione locale era affidata alla piccola nobiltà.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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