Skip to content

La comunità

La comunità


La comunità nel romanticismo:

La nozione di comunità è stata elaborata dal Romanticismo tedesco come una delle forme di reazione con cui esso si pone in posizione critica rispetto all'Illuminismo francese.
Il Romanticismo critica il lato negativo dell'individualismo, come visione atomistica che isola l'uomo dai suoi simili.
L'individuo può avere un suo posto, una sua realizzazione, solo nella misura in cui è parte di un'entità sovra-individuale.
Questa è la concezione che, più compiutamente di altri, ha elaborato il massimo esponente dell'idealismo tedesco, Georg Wilhelm Friedrich Hegel

Nell'ambito del pensiero romantico si afferma l'idea di comunità in senso nazionalistico e localistico. Alle idee fondamentalmente cosmopolite veicolate dall'Illuminismo si contrappone la rivendicazione delle identità nazionali come espressione delle tradizioni, di una unità fondata sulla condivisione non solo del territorio, ma anche di una storia che non è concepita come mero succedersi di eventi ma come realizzazione progressiva dello spirito del popolo.

Il Romanticismo introduce una categoria nuova: il sentimento.
Il sentimento permette di avvicinarsi a quanto di "infinito e assoluto" risiede, secondo il pensiero romantico, nell'uomo.
Ma nello stesso tempo permette di cogliere anche quel legame che unisce l'uomo con l'uomo, e che spinge a una solidarietà che è fondata non tanto sul riconoscimento di uguali diritti quanto su una reciproca identificazione.

Concezione della comunità elaborata dal filosofo e teologo tedesco Friedrich Daniel Ernst Schleiermacher: la comunità si delinea come una forma di socialità costituita da uno speciale legame tra i suoi membri, ricco di sentimenti e sostenuto da uno scopo comune; un'entità che trova la sua forza nella contrapposizione a quell'altra forma della socialità che è la società: quest'ultima, non dotata di uno scopo comune e in cui i legami tra i membri sono sostenuti solo dalle ragioni del contratto, è quindi solo una difesa di egoismi e di interessi particolaristici.

Ferdinand Tonnies è stato il primo a operare una distinzione tra comunità e società intese come categorie analitiche.
Nel 1887 pubblica "Comunità e Società" in cui espone le differenze tra questi 2 concetti --> le categorie interpretative che ha introdotto non son solo patrimonio della sociologia e della psicologia di comunità, ma sono anche entrate nel senso comune.
Primo elemento per comprendere la sua prospettiva: questi 2 concetti si definiscono in relazione l'uno all'altro (per dire cosa è la società si deve fare un confronto con la parola comunità e viceversa).
Nel testo costruisce una vera e propria contrapposizione tra i 2 concetti e identifica elementi definitori di entrambi i concetti: la comunità è espressione di una volontà organica che nasce in modo spontaneo nel profondo degli individui e che genera la relazione sociale in modo altrettanto spontaneo e naturale; la società è invece espressione di una volontà arbitraria che nasce dall'astrazione del pensiero e del ragionamento freddo sul rapporto tra i fini ed i mezzi.
La comunità nasce dagli individui stessi e dalle loro relazioni, quindi non è qualcosa di imposto o astratto rispetto al sistema di relazioni che gli individui intrattengono fra loro. L'altro elemento che caratterizza il pensiero di Tonnies è che nell'ambito della comunità non è il calcolo costi benefici a orientare le relazioni, ma le relazioni si fondano su partecipazione, empatia, solidarietà --> la comunità è il luogo delle relazioni empatiche, delle relazioni emotivamente dense di significato. Dietro all'opera di Tonnies c'è un contesto sociale caratterizzato dalla nascita della grande industria e dai fenomeni di urbanizzazione, in cui si verifica la rottura dei legami e la diffusione dell'individualismo. Per Tonnies è un momento di grandi trasformazioni in cui si rompono i legami comunitari --> ritiene che la società sia essenzialmente un prodotto dell'utilitarismo e la vede realizzata nel mondo urbano e industriale del suo tempo. "La comunità rimanda a ogni convivenza confidenziale, intima, esclusiva; la società è invece il pubblico, il mondo (è tutto ciò che non è comunità). La comunità è vita reale e organica, mentre la società è formazione ideale e meccanica. La comunità è un organismo vivente, la società è un aggregato e prodotto meccanico. Nella comunità l'individuo si trova dalla nascita e ai suoi si lega nel bene e nel male, invece si va in società come in terra straniera (l'idea che in società siamo tutti un po' soli ed estranei). La società muove dalla costruzione di una cerchia di uomini che, come nella comunità, vivono e abitano pacificamente l'uno accanto all'altro, ma che sono non già essenzialmente legati, bensì essenzialmente separati, rimanendo separati nonostante tutti i legami, mentre là rimangono legati nonostante tutte le separazioni". Dunque nell'ambito della società ognuno sta per conto proprio e in uno stato di tensione contro tutti gli altri, mentre invece la comunità è fondata sulla famiglia e sui vincoli di sangue, sulla vicinanza e sulla vita in comune nello stesso territorio. Le matrici di questa idea di comunità sono dunque famiglia e gruppo (ad esempio il gruppo amicale), in cui le relazioni non funzionano sulla base di una regolazione economica, che è invece il modo in cui funzionano le relazioni in ambito sociale (i mercanti e i capitalisti sono i naturali artefici della società).

Lettura moderna di Tonnies: comunità e società sono 2 tipi ideali, nel senso che nella realtà si trovano commistioni tra modalità di funzionamento della comunità e della società, dunque sono poli estremi nel cui mezzo si situano le forme reali e concrete che la realtà sociale può assumere. Nella storia della sociologia questa distinzione ha portato anche alla nostalgia per le forme di vita rurale, come se i piccoli villaggi pre industrializzazione fossero dei prototipi della comunità, mentre invece le città industrializzate fossero prototipo della società. Negli Stati Uniti i tipi di Tönnies tenderanno a incarnarsi nel concetto di comunità locale, mentre in Europa, oggetto soprattutto di analisi teoretica, mostreranno con più evidenza i loro limiti.

Un altro libro  molto importante pubblicato nel 1974 è stato scritto da Sarason (uno dei fondatori della psicologia di comunità americana) ed è "The psychological sense of community". "Nessun campo è privo di valori anche se essi possono essere impliciti o non riconosciuti (si riferisce alla psicologia e alle scienze sociali). Il valore su cui si fonda la psicologia della comunità è lo sviluppo e il mantenimento del senso psicologico di comunità."
Questo valore diventa il valore sovraordinato che dovrebbe orientare il lavoro degli psicologi di comunità.
Riprendendo Tonnies dice che i legami che derivano dal senso di appartenenza e di partecipazione alla vita collettiva si sono indeboliti --> dunque si è verificata una progressiva distruzione del senso psicologico di comunità, e ciò ha provocato isolamento, anomia, segregazione.
Con senso psicologico di comunità Sarason intende: "la percezione della similarità con gli altri, una riconosciuta interdipendenza (più intesa come reciprocità), una disponibilità a mantenere questa interdipendenza offrendo o facendo per altri ciò che ci si aspetta da loro, la sensazione di appartenere ad una struttura pienamente affidabile e stabile".
Sarason pone anche l'attenzione sulla necessità di non adottare una visione della comunità statica (che è invece qualcosa che nel tempo può rafforzarsi o indebolirsi) ed esclusivamente fondata sulla reciprocità e sulla cooperazione: "È difficile resistere a queste visioni, ma è necessario farlo perché sono illusorie. Il senso psicologico di comunità è un'esperienza transitoria preceduta e seguita ad un certo punto da qualche tipo di tensione (...) Le conseguenze di questa tensione dipenderanno dalla forza con cui le persone manterranno il senso psicologico di comunità come valore sovraordinato con cui desiderano giudicare le proprie relazioni".
Ciò che è importante comunque è che le persone lo assumano come un valore che le orienti (che per loro sia importante essere una comunità).
L'idea quindi è che ci sia una volontà di mantenere questo valore.
Nell'ambito della psicologia di comunità, grazie anche a Sarason, c'è stato un progressivo spostamento dell'attenzione dall'analisi della comunità locale alla comunità intesa come fenomeno relazionale:  "La comunità può consistere in un particolare luogo geografico, oppure in una rete di relazioni non basate sul territorio che forniscono amicizia, stima e sostegno tangibile. L'identità e il senso di appartenenza possono pertanto derivare da comunità che non hanno una collocazione geografica specifica: ad esempio, i gruppi etnici possono essere concepiti come comunità fondate su una storia, un linguaggio, dei simboli condivisi."

Il modello del senso psicologico di comunità è il più utilizzato in psicologia di comunità.
A  partire dal testo di Sarason, che è stato un testo fondativo per la psicologia di comunità e anche per il piano teorico e concettuale, poi un altro contributo significativo è stato quello di McMillan e Chavis, che hanno delineato quali secondo loro potevano essere le componenti psicologiche del senso di comunità, intese come variabili (che possono influenzare il senso di comunità) --> la domanda da cui partono è: attraverso quali processi (affettivi, emozionali, motivazionali, cognitivi) una collettività diventa una comunità? Le componenti da loro identificate sono le seguenti:
• Appartenenza, definita come il sentimento e la consapevolezza di fare parte di una comunità, ed è caratterizzata da: confini (perché vi sia una comunità devono essere presenti dei confini, che permettono di definire l'ingroup --> cioè stabilire ciò che è parte del gruppo e chi ne è escluso; essi forniscono ai membri la sicurezza emotiva per poter esprimere i propri sentimenti e bisogni e per sviluppare l'intimità reciproca. Questi confini possono avere natura diversa: geografici o fisici, ma anche confini simbolici), un sistema condiviso di simboli (che costituisce un mezzo per rafforzare i confini e aumentare la coesione all'interno del gruppo), la sicurezza emotiva (che permette alle persone di sentirsi al sicuro sia fisicamente che psicologicamente con gli altri membri dell'ingroup), l'identificazione (in senso tajfeliano), e l'impegno personale (commitment, coinvolgimento dei singoli nella vita di comunità).

L'influenza sociale, è un processo bidirezionale, e loro sostengono che quanto più gli individui si impegnano nella vita di comunità e pensano di poter esercitare una influenza nella comunità, tanto più il loro senso di comunità sarà alto. Il fatto di poter esercitare una influenza diventa un elemento attrattivo per i singoli.

L'integrazione e la soddisfazione dei bisogni  --> il primo bisogno è la sopravvivenza, poi gli altri bisogni sono: sviluppare coesione, senso di appartenenza e bisogno di condivisione emotiva

Connessione emotiva condivisa --> qui c'è una ipotesi che rimanda direttamente a Sarason (che diceva che il senso di comunità non è statico, ma può subire fluttuazioni in seguito ad eventi significativi nella comunità), cioè il fatto che eventi significativi (come ad esempio catastrofi) possono aumentare il senso psicologico di comunità (nel senso che incrementa tutti questi fattori appena descritti).

Una delle scale utilizzate per misurare il senso di comunità è la mtsocs: è stata messa a punto a partire dal modello di McMillan e Chavis, e serve per misurare il senso psicologico di comunità. In Italia vi ha lavorato fin dagli anni '90 Ninetta Prezza, che ha anche validato una scala italiana.
Esempi di items (in cui i partecipanti devono esprimere accordo o disaccordo su una scala Lickert): è una città carina /mi costerebbe andarmene dalla città / mi dispiacerebbe andarmene / vorrei vivere da un'altra parte / questa città è parte di me --> questi item misurano l'attaccamento al luogo, piuttosto che l'appartenenza all'ingroup (quindi si vede l'influenza della psicologia ambientale e si vede come si discosta anche dal modello di McMillan e Chavis).
Altri item: le persone raramente trovano il tempo per migliorare la comunità (misura la percezione che ciascuno ha del livello di coinvolgimento degli altri membri della comunità) / è difficile contribuire a migliorare la comunità (misura la percezione dell'influenza diretta che il singolo può avere sulla comunità) / sento che posso partecipare alle politiche cittadine se lo desidero / se le persone si organizzano possono raggiungere i loro obiettivi / se c'è un problema grave le persone della comunità possono risolverlo (misura la percezione dell'efficacia collettiva). Inoltre viene misurata anche la percezione di quanto la comunità interverrebbe nel caso il singolo avesse bisogno di aiuto.

Le posizioni critiche rispetto al modello di McMillan e Chavis:

Wiesenfeld: Esprime una serie di perplessità in rapporto al modello di McMillan e Chavis --> dai loro assunti deriva non soltanto una visione idealizzata della comunità che non tiene conto delle sue componenti dialettiche e conflittuali (secondo Mcmilland e Chavis la comunità è una collettività molto coesa in cui le relazioni sono cooperative, e in cui non c'è spazio o almeno non vengono riconosciute le dinamiche conflittuali), ma anche una tendenza sistematica a sopravvalutare il ruolo dell'omogeneità, dell'equilibrio e della regolarità. Quindi per la Wiesenfeld questo "noi" del modello di Mcmilland e Chavis è una costruzione idealizzata.

Rappaport: scrive articoli interessanti in cui mette in evidenza i conflitti tra gruppi minoritari e maggioritari all'interno dei contesti locali.
Per capire a quale corrente fa riferimento Rappaport, si deve fare una distinzione nella psicologia di comunità --> La psicologia di comunità ha 2 anime: una molto più vicina alla psicologia e alla ricerca accademica; e un'ala che viene definita radicale, in cui confluiscono tutti quegli autori, tra cui Rappaport, che ritengono che gli psicologi di comunità devono assumere anche un ruolo di militanza attiva (cioè ricoprire un ruolo politico, nel senso di cambiamento sociale per ridurre le disuguaglianze a livello sociale), non solo di ricerca. Anche la Wiesenfeld rientra in questa seconda ala. C'è anche una critica sul piano metodologico in questa corrente, nel senso che viene privilegiata la ricerca di tipo qualitativo. Rappaport adotta nei suoi lavori sul senso di comunità l'approccio narrativo, che è un modo di fare ricerca qualitativa, in cui vengono raccolte delle narrazioni e storie. Perché l'approccio narrativo? Perché c'è tutto un filone in psicologia (che parte da Bruner) che mette a fuoco il fatto che è raccontando e attraverso il pensiero narrativo che si dà senso all'esperienza e si condividono significati --> questo filone si chiama analisi narrativa. Rappaport distingue tra il termine storia (rappresentazione cognitiva che un individuo ha degli eventi nella storia) e il termine narrazione, che è qualcosa di condiviso in un gruppo o collettività. Rappaport si è focalizzato molto anche sul tema del potere (empowerment) --> dice che in una comunità le risorse in termini di potere di cui i gruppi e i singoli dispongono per costruire narrazioni non sono ugualmente distribuite tra tutti, quindi si avranno narrazioni dominanti --> per i soggetti svantaggiati le uniche storie disponibili sono quelle che egli definisce "narrazioni della cultura dominante".

Tratto da RICERCA INTERVENTO DI COMUNITÀ di Mariasole Genovesi
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.