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La cultura professionale



Ogni professione opera tramite una rete di gruppi formali e informali. Tra quelli formali vi sono le organizzazioni attraverso le quali i professionisti prestano i propri servizi, tali organizzazioni forniscono il luogo d’incontro istituzionalizzato tra professionista e cliente (ospedali, università, uffici legali). In secondo luogo vi sono le organizzazioni le cui funzioni sono quelle di garantire la disponibilità di nuovi talenti e di espandere il bagaglio di conoscenza della professione, tali sono i centri di formazione e di ricerca. Altri gruppi formali sono, ovviamente, le associazioni professionali, all’interno e attorno alle quali si sviluppa una fotta rete di gruppi informali: il gran numero di piccoli e strettamente collegati raggruppamenti di colleghi. L’appartenenza a tali gruppi è basata su varie affinità: specialità nell’ambito di professioni, affiliazioni ad associazioni professionali esclusive, vicinanza della residenza o del posto di lavoro, stessa base etnica, religiosa o familiare, attrazioni di carattere personale.
Caratteristica della professione è una cultura professionale. Tutte le occupazioni sono caratterizzate da raggruppamenti formali e informali, sotto questo aspetto le professioni non hanno nulla di peculiare, ciò che è peculiare è rappresentato dalla cultura in tal modo generata. L’attributo che differenzia più efficacemente le professioni dalle altre occupazioni è proprio la cultura professionale VS cultura non professionale. La cultura di una professione consiste di propri valori sociali, norme di comportamento e simboli. I valori sociali di un gruppo sono le sue credenze basilari e fondamentali, le premesse indiscusse sulle quali si basa la sua stessa esistenza. Il principale tra questi valori è rappresentato dal valore essenziale del servizio reso dal gruppo professionale alla comunità. La professione ritiene che tale servizio sia un bene sociale e che il benessere della comunità verrebbe immensamente danneggiato dalla sua mancanza. Anche i due concetti di autorità professionale e monopolio possiedono la forza di un valore di gruppo.
Le norme di un gruppo professionale sono le guide al comportamento in situazioni sociali, ogni professione sviluppa un sistema elaborato di queste definizioni di ruoli. Esiste una varietà di comportamenti appropriati per potere essere ammessi a una professione, per guadagnarsi l’accesso ai gruppi formali e informali e per progredire nella gerarchia della professione. Ci sono maniere adatte per procurarsi gli appuntamenti, per gestire le referenze e per trattare le consultazioni, ci sono modi opportuni per acquisire i clienti, per riceverli e per congedarli, modi corretti per addestrare un “protetto”, per ricompensare uno sponsor e per stabilire un rapporto con pari, superiori o subordinati.
In breve, esiste una norma di comportamento che regola qualsiasi situazione interpersonale normale che probabilmente ricorra nella vita professionale.
I simboli di una professione sono i suoi elementi carichi di significato: insegne, distintivi, emblemi, gergo, eroi e furfanti, stereotipi del professionista, del cliente e del profano. Tutti elementi che non troveremo in occupazioni non professionali questi!
Alla cultura professionale appartiene anche il concetto di carriera, termine usato di regola solo in riferimento a un’occupazione professionale, centro di tale concetto c’è un atteggiamento verso il lavoro che è tipicamente professionale. Una carriera è essenzialmente una vocazione, una vita votata all’attività altruistica. Il lavoro professionale non è mai visto solamente come un mezzo per raggiungere un fine ma è un fine esso stesso. È questa devozione al lavoro che da all’attività professionale l’orientamento di servizio e l’elemento di disinteresse. Inoltre, l’assorbimento del lavoro è completo, ne deriva un coinvolgimento personale totale. Il periodo della vita lavorativa invade quello della vita personale, il lavoro diventa per un professionista la propria vita, non si può dire altrettanto nel caso di un’occupazione non professionale.

Tratto da DECALOGO MODELLI ETICI di Marianna Tesoriero
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