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La dimensione dello spazio nel CAG


La struttura chiusa, separata e stabile di un CAG ritaglia simbolicamente e concretamente un “dentro” distinto dal “fuori”, offrendosi quale materializzazione di un confine.
L’agire dell’educatore oltre a dosare costantemente le giuste distanze e vicinanze, è improntato esso stesso alla costante oscillazione tra apertura e chiusura che connota lo spazio del CAG: da un lato, si apre ad accogliere e riconoscere i gruppi per come sono, stimola l’apertura verso gli altri gruppi, apre a nuove e diverse modalità di utilizzare quel luogo a loro disposizione; dall’altro, delimita le possibili attribuzioni di significato di ciò che si fa, ricorda il limite oltre il quale si può anche chiudere un rapporto o il centro stesso. Lo spazio del centro si trasforma costantemente nel tempo, a seconda delle attività che vi si svolgono, dei gruppi di adolescenti che lo frequentano.
Il coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze nella personalizzazione e nell’allestimento dello spazio, nell’inventarlo e reinventarlo, è un elemento centrale, poiché consente di trasformare i locali del CAG in un luogo affettivamente connotato.

Tratto da L'EDUCAZIONE DIFFICILE di Anna Bosetti
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