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La dimensione di impresa


A parità di condizioni, i mercati finanziari pretendano una progressiva minor remunerazione in funzione di una maggiore dimensione dell’impresa da finanziare. Ragioni:
Generalmente le imprese di grandi dimensioni sono caratterizzate da una più accentuata diversificazione delle loro attività e quindi espressive di una minor rischiosità operativa e minor esposizione al rischio di dissesto finanziario. Tali minori rischi si traducono in: un costo del capitale inferiore; e un risparmio d’imposta (associato agli oneri finanziari) più certo e stabile, con relativa maggiore creazione del valore economico.

La rilevanza dimensionale tuttavia può allontanare l’impresa dalle proprie core competences distraendo preziose energie, in qualità e quantità da una certa attività (ne consegue una minore redditività operativa e un incremento della rischiosità operativa d’impresa con relativa compressione del valore economico)  ->  Fare analisi costi-benefici.
Le imprese di maggiori dimensioni godono generalmente di minori costi di transazione (relativi ai costi di emissione, tempi di raccolta, immagine e credibilità sui mercati finanziari, etc) nell’emettere titoli azionari e di debito a m/l termine (rispetto alle piccole imprese che tendono a utilizzare più debiti a breve termine e garantiti. Ne deriva una relazione diretta tra dimensione d’impresa e convenienza a ricorrere a fonti di finanziamento consolidate (siano esse di patrimonio netto o indebitamento finanziario a m/l termine).
Per le imprese di maggiori dimensioni il ricorso alla leva finanziaria è, in molti frangenti, lo strumento più agile e rapido per mantenimento di posizioni di controllo (per non diluire il pacchetto azionario e incrementare il potere del management)(Es. tramite riacquisto di azioni proprie o programmi di azionariato ai dipendenti o al management)

La dimensione dell’impresa favorisce il ricorso all’indebitamento finanziario.

Un modello di indirizzo. Tenuto conto delle suddette dimensioni rilevanti delle scelte di struttura finanziaria e le loro relazioni con la dinamica del valore economico dell’impresa, un modello di indirizzo si sostanzia di 3 principi:
- Coerenza. Le scelte di struttura finanziaria devono essere coerenti con l’assetto strategico dell’impiego del capitale, ovvero con la “sua identità profonda, che sta al di sotto delle scelte concrete esplicitantisi nel profilo strategico visibile”….
- Flessibilità: capacità di reindirizzare gli impieghi delle risorse finanziarie in modo coerente ai nuovi obiettivi che emergono quando il management reagisce alle nuove informazioni sull’impresa e sull’ambiente in cui essa opera. Ciò significa in termini operativi (soprattutto per le imprese del ns Paese):
- Costruirsi una riserva di indebitamento potenziale
Un indebitamento di diversa qualità (es con obbligazioni convertibili, prestiti partecipativi, etc)
Allargare la base societaria, per es. attraverso Quotazione in Borsa
Introduzione del management nel nocciolo duro dell’assetto societario.
Socialità. Le scelte di struttura finanziaria debbono innanzitutto ricondursi a equazioni di convenienza economica rispetto a chi ha il proprio patrimonio investito in impresa e tanto più quest’ultimo presenta i connotati dell’incertezza dei risultati e del rischio. E con il termine “patrimonio” intendiamo riferirci, oltre che ai portatori di capitale a pieno rischio, alle risorse umane che apportano la loro collaborazione professionale.

Tratto da FINANZA D'IMPRESA di Alessia Chiovaro
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