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La dimensione pragmatica del discorso


Fra gli aspetti che più a lungo sono stati esclusi dall’indagine linguistica si collocano gli aspetti situazionali o contestuali. Il contesto sociale e situazionale, marginalizzato da Saussure e messo in ombra da Chomsky, assumerà con la teoria contestuale del significato una posizione centrale. Il fatto linguistico non è analizzato solo in quanto sintatticamente ben formato e semanticamente accettabile, ma anche in quanto appropriato ad un certo contesto.

Si configura dunque una dimensione pragmatica. Con pragmatico, Morris intende lo studio delle relazioni dei segni con gli utenti o interpreti. Nella sua visione l’ambito della pragmatica è costituito dall’analisi di tutti i fenomeni psicologici, biologici e sociologi che ricorrono nel funzionamento dei segni. Altissimo è il numero delle definizioni elaborate. Particolarmente significativa è la distinzione tra pragmatica universale, intesa come teoria generale degli aspetti codificati del contesto, e pragmatica specificamente linguistica.

Secondo Urmson, le lingue naturali, stigmatizzate dai filosofi come inadeguate al pensiero, contengono in realtà una ricchezza di concetti e sottigliezze acutissime, e assolvono una molteplicità di funzioni alla quale essi restano di solito ciechi. Le vere ricchezze che le lingue nascondono rimangono ancora sepolte. E’ per questo che la scuola di Oxford si è dedicata a studi molto accurati del linguaggio comune, tramite i quali spera di scoprire ricchezze nascoste.

Tratto da INTRODUZIONE ALLA LINGUISTICA APPLICATA di Domenico Valenza
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