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La domanda di moneta


La teoria quantitativa della moneta ipotizza che:     (M/P)d = kY     [dove k è una costante che misura la quantità di moneta che gli individui desiderano detenere per ogni unità di reddito].
Abbiamo poi considerato una funzione di domanda di moneta più generale e realistica, fondata sull’ipotesi che la domanda di saldi monetari reali dipenda sia dal tasso di interesse sia dal reddito:
(M/P)d = L (i , Y).
Rammentiamo che la moneta ha tre funzioni: 1) Unità di conto; 2) Riserva di valore; 3) Mezzo di scambio.
Le teorie della domanda di moneta enfatizzano il suo ruolo di riserva di valore o di mezzo di scambio.

Le teorie delle scelte di portafoglio e la domanda di moneta. Le teorie della domanda di moneta che ne enfatizzano la funzione di riserva di valore sono dette teorie delle scelte di portafoglio.
La moneta offre un rendimento (nominale) sicuro, mentre i prezzi delle azioni e delle obbligazioni possono aumentare o diminuire. Secondo ciò, alcuni economisti hanno ipotizzato che gli individui scelgano di detenere moneta come componente del proprio portafoglio ottimale. Le teorie delle scelte di portafoglio predicono che la domanda di moneta debba dipendere dal rischio e dal rendimento offerto dalla moneta e dalle altre attività finanziarie sostitutive della moneta a disposizione del pubblico. Deve dipendere anche dalla ricchezza totale, in quanto misura del portafoglio da ottimizzare. Scriviamo la funzione di domanda di moneta come:                    (M/P)d = L (rs, rb, πe, W)
rs rendimento atteso delle azioni, rb rendimento atteso dell’inflazione, πe tasso atteso d’inflazione,W ricchezza reale.
Un aumento di rs e rb riduce la domanda di moneta perché le altre attività diventano più remunerative. Un aumento di πe riduce la domanda di moneta rendendola meno attraente rispetto ad altre attività. Un aumento di W fa aumentare la domanda di moneta, perché una ricchezza superiore corrisponde ad un portafoglio più consistente.
Possiamo considerare la nostra funzione di domanda di moneta L(i, Y) come un’utile semplificazione:
Il reddito reale Y è una approssimazione della ricchezza reale, W;
Il tasso di interesse nominale, i, non è che la somma dell’inflazione attesa e del rendimento delle obbligazioni (ovvero i = rb + πe). secondo le teorie delle scelte di portafoglio, la funzione di domanda di moneta deve includere anche il rendimento atteso di altre attività.

Le teorie transattive della domanda di moneta
Le teorie della domanda che enfatizzano il ruolo della moneta come mezzo di scambio sono dette teorie transattive. Le teorie transattive della domanda di moneta hanno svariate forme, in funzione del modo in cui descrivono i processi di acquisizione della moneta e di svolgimento delle transazioni; tutte partono dall’ipotesi che l costo della moneta sia la scarsa remunerazione, e il beneficio la maggiore comodità delle transazioni. Per avere un esempio di come questo genere di teorie spiega la funzione di domanda di moneta, prendiamo in considerazione un tipo di modello molto seguito: il modello di Baumol-Tobin che analizza costi e benefici del detenere moneta.

Innovazione finanziaria, quasi-moneta e abbandono degli aggregati monetari
L’analisi macroeconomica tradizionale classifica le attività finanziarie in 2 gruppi:
Quelle utilizzabili come mezzo di scambio, oltre che come deposito a vista (moneta);
Quelle utilizzabili solo come deposito di valore (azioni, obbligazioni …)
Le attività monetarie, come i conti interessi, sui cui in passato non venivano corrisposti interessi, oggi vengono remunerate a tassi di mercato e sono diventate paragonabili alle attività non monetarie come deposito di valore. Attività non monetarie come azioni e obbligazioni, oggi possono essere convertite grazie all’innovazione finanziaria, in attività monetarie in tempo reale, con semplici operazioni telematiche. Queste attività non monetarie hanno acquisito almeno in parte la liquidità della moneta e sono dette quasi-moneta. L’esistenza della quasi moneta complica la politica monetaria, rendendo la domanda di moneta più instabile. Dal momento che moneta e quasi-moneta sono sostituibili, gli individui possono facilmente trasformare le proprie attività da una tipologia all’altra. Cosi la velocità della moneta diventa instabile e la quantità di moneta emette segnali fuorvianti sulla domanda aggregata. Per ovviare a questo problema la FED ha condotto una politica monetaria fissando un obiettivo per il livello del tasso di interesse a breve termine prevalente nel mercato interbancario. Tale obiettivo viene modificato periodicamente in funzione dell’andamento dell’economia, lasciando che l’offerta di moneta si muova in modo da mantenere il tasso d’interesse obiettivo. Se l’andamento dell’economia è un indicatore efficace, la scelta di ignorare l’andamento degli aggregati monetari si è dimostrata eccellente.

Tratto da MACROECONOMIA di Alessia Chiovaro
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