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La liberazione della Jugoslavia




In Jugoslavia la Liberazione è stata compiuta dal forte movimento partigiano comunista guidato da Tito. A Liberazione avvenuta, Tito vi fonda uno Stato socialista a partito unico, che tuttavia vuole difendere la sua autonomia dall’Urss. Tito rispetta l’Urss ma non vuole esserne dipendente. Ciò porta comunque alla rottura con Mosca. La Jugoslavia è una federazione di sei diverse repubbliche – Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Macedonia e Serbia; quest’ultima Repubblica, che contiene la capitale – Belgrado – è a sua volta in tre province: Vojvodina, Serbia e Kosovo.
L’evoluzione dei rapporti tra Jugoslavia e Urss condiziona anche l’esito della guerra civile in Grecia, che è in corso dal 1946. I comunisti greci, posti davanti all’alternativa tra la fedeltà all’Urss o la collaborazione con la Jugoslavia, scelgono la prima soluzione. Si tratta di una mossa che si rivela disastrosa. Per ritorsione, nel 1949, Tito cessa di sostenere le milizie comuniste greche e chiude i campi di appoggio che i comunisti greci hanno costituito in Macedonia. Ora i comunisti greci possono contare solo sull’aiuto dell’Albania poiché Stalin decide di non attuare alcun tipo di intervento in Grecia, dove la situazione delle forze comuniste è compromessa. L’esercito regolare greco così lancia un’offensiva che travolge le resistenze delle forze comuniste, che annunciano il cessate il fuoco. I comunisti che non sono catturati si salvano passando in Albania o Bulgaria. In Grecia il Partito comunista è posto fuori legge.

Tratto da L'ETÀ CONTEMPORANEA di Gabriella Galbiati
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