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La politica di deportazione etnica della Russia tra il 1937 e il 1949


Gli specposelency (cioè le persone deportate in quanto componenti di un gruppo) hanno continuato a esistere anche dopo la dekulakizzazione. Negli anni 30 e 40 gli specposelency erano membri dei popoli puniti che furono sradicati dai luoghi in cui vivevano e deportati in tutto o in parte  in regioni lontane. Queste 3 milioni di persone erano colpevoli di appartenere a una nazione che il potere staliniano accusava di antisocialismo. Ben presto venne sollevata la questione del genocidio anche riguardo alla politica dello sradicamento nazionale. Durante la sessione ONU del 10 agosto 1951 fu discusso il carattere genocidario delle misure adottate contro i popoli caucasici.
Sebbene i 10.000 finnici della Carelia siano state le prime cavie, questa politica viene avviata in modo sistematico con la deportazione in toto dei coreani dell’estremo oriente verso le steppe kazache nel 1937. anche le popolazioni tedesche del Don e del Volga nello stesso anno subiscono lo stesso destino. Ma è nel 1941 che quasi un milione di tedeschi di quelle regioni vengono rinchiusi in convogli ferroviari e trasferiti in pochi giorni verso il Kazakistan. In alcuni dei convogli la metà dei deportati non arriva nemmeno a destinazione. La grande guerra patriottica diventa così l’occasione per la maggior parte di queste punizioni: quella dei balti e dei polacchi; quella dei popoli dei Caucaso settentrionale; quella dei karaciai e dei calmucchi; quella dei ceceni e dei tatari di Crimea. Il caso della Polonia e quello dei paesi baltici sono un po’ diversi dai precedenti dato che le loro popolazioni sono state deportate parzialmente e non totalmente.  Vengono deportate in primo luogo le classi dirigenti ma anche i contadini agiati, proprietari terrieri, commercianti e imprenditori. Lituani, Lettoni ed Estoni sono deportati in 3 riprese. Le deportazioni avvengono verso la Siberia e l’Asia Centrale.
Tutte le deportazioni erano parte integrante di una politica di sicurezza globale e rivestivano anche un ruolo importante nella politica estera dell’URSS. Infatti colpiscono i popoli situati in prossimità di frontiere sensibili (finnici e coreani) o in regioni strategiche difficili da difendere (Caucaso, Baltico, confini polacchi). Infine alcuni popoli sono perseguitati perché in passato hanno opposto resistenza alla penetrazione dei russi prima e dei sovietici.

Tratto da IL SECOLO DEI GENOCIDI di Filippo Amelotti
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