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La politica estera russa di Alessandro I (1801-1825)


All’inizio, gli intenti pacifici ebbero la meglio e l’imperatore proclamò una politica di neutralità, ma la Russia non poté resistere per molto al di fuori delle lotte e si schierò per diversi motivi (legami economici con la Gran Bretagna, amicizia con l’Austria, ostilità verso la Francia, la minaccia rappresentata da Napoleone) con gli avversari della Francia. La guerra scoppiò quando Austria, Russia e Svezia si unirono con la Gran Bretagna contro la Francia e la Spagna. Gli esercito austro-russi subirono una pesante sconfitta ad opera di Napoleone, ma mentre l’Austria si ritirò, la Russia continuò il conflitto alleandosi con la Prussia. Ancora una volta fu la Francia ad avere la meglio e i trattati di pace ridussero la Prussia a una potenza di second’ordine. Questo temporaneo accomodamento con la Francia permise alla Russia di intraprendere altri conflitti e dilatare i confini dell’impero (annessione di Georgia, Bessarabia e Finlandia), ma l’alleanza fu breve perché a lungo andare risultò insoddisfacente per le parti (i russi erano stati costretti ad accettarla e volevano la rivincita, mentre i francesi vedevano nella Russia un partner inaffidabile e l’ostacolo al completamento del loro dominio sul continente) e la tensione aumentò, così che nel 1812 Napoleone invase la Russia, ma le aspettative secondo cui le prime sconfitto russe avrebbero indotto il Paese alla pace furono errate e un inverno precoce e eccezionalmente freddo favorirono Mosca, anche se Napoleone riuscì a raggiungere il Cremlino. Alessandro I si rifiutò di prendere in considerazione l’idea di pace e, per mettere in difficoltà i francesi, Mosca venne data alle fiamme, costringendo imperatore alla ritirata. Ancora una volta l’inverno arrivò, procurando notevoli difficoltà ai nemici.
Alessandro I riuscì a estendere la guerra oltre le frontiere: Prussia e Austria si unirono alla Russia, Svezia e Gran Bretagna, riuscendo a riportare una vittoria decisiva su Napoleone nella “battaglia della nazioni” a Lipsia e a penetrare in Francia; Napoleone fu costretto ad abdicare e a ritirasi sull’Elba, ma la sua minaccia terminò solo dopo la pesante sconfitta che subì a Waterloo e lo costrinse in esilio sull’isola di Sant’Elena. Oramai l’ordinamento dell’Europa tracciato al Congresso di Vienna era diventato realtà: la Russia aveva ottenuto il suo regno di Polonia ed era entrata a far parte della Santa Alleanza (documento che esortava i regnanti a governare il continente come fratelli e a preservare la pace), che nella realtà divenne l’alleanza delle 5 potenze e si tradusse nel “governo di conferenza”. Questo nuovo sistema smise di funzionare quando si scontrarono 2 posizioni opposte in merito all’intervento negli affari interni degli Stati membri (Gran Bretagna sosteneva il non intervento, Russia, Prussia e Austria sarebbero state disposte a intervenire in qualsiasi luogo).

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