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La produzione agricola europea del '500



Le reazioni dell'agricoltura alla nuova situazione della domanda e della congiuntura furono univoche e si possono riassumere nei concetti di sfruttamento del suolo e di intensificazione e differenziazione regionale della produzione agricola. Tutta l'Europa sembra percorsa da una vigorosa ondata di iniziative agricole. Dapprima furono popolati e rimessi a coltura i terreni rimasti incolti da tempo, e quanto più la popolazione riprese a crescere, tanto più importanti divennero le colonizzazioni in nuove aree mai abitate e coltivate. Un'espansione che invertendo la tendenza del Tardo Medioevo, andò a spese dell'allevamento e della viticoltura, con i grani in netta e decisa avanzata.
L'Europa dunque nel 1500 attraversava una nuova fase di cerealicolizzazione e dato che ben presto ci si rese conto della imprescindibilità del bestiame furono emanati decreti che regolarizzassero il rapporto tra allevamento e coltivazione, che avranno pesanti conseguenze sulle relazioni signorili e sociali delle campagne, come nel fenomeno delle enclosures.
L'agronomo tedesco Johann Heinrich von Thunen individuà nell'Ottocento tre differenti zone agricole dell'epoca, che mise giustamente in relazione con i trends principali della congiuntura in questo settore: attorno ad una zona di colture intensive a occidente (Inghilterra, Paesi Bassi, Sassonia e Renania) si stendeva ad anello una fascia cerealicola sostanzialmente legata alla rotazione triennale (regioni cerealicole in forte espasione a est dell'Elba che nei peggiori periodi di crisi sostenteranno l'ovest a prezzo di sconvolgimenti territoriali enormi; Germania centro – meridionale; Francia) attorno alla quale troviamo i pascoli dello Jutland e le regioni prative russe, ucraine e ungheresi.
Nessuno si aspetterebbe che la congiuntura agraria ascendente del lungo secolo XVI sia stata accompagnata da uno sviluppo di dimensioni analoghe della manifattura e dell'industria eppure fu questo il periodo in cui il baricentro manifatturiero dell'Europa si spostò dalle sue regioni classiche (Paesi Bassi meridionali, Italia settentrionale e Germania meridionale) all'Inghilterra, alla Francia e ai Paesi Bassi settentrionali. Il fenomeno si manifestò in forma lampante nel settore tessile dove predominava una produzione caratterizzata da una processo lavorativo lungo e intenso (quella del panno pesante con filato pettinato) destinata a soddisfare i bisogni di lusso. Fu allora che intervenne poco a poco un cambiamento, dato che produttori e mercanti si resero conto delle buone possibilità legate alla crescente domanda di vestiario a basso prezzo (prima il vestiario di massa era frutto di produzione domestica) e cercarono di corrispondervi con una riorganizzazione della produzione, prima fra tutti l'Inghilterra che passò al filato cardato, più leggero, mollando lentamente la pettinatura e follatura del panno pesante. Si annunciava il passaggio dal panno alla stoffa, dalle old draperies alle new draperies. Luogo di nascita furono però i Paesi Bassi meridionali anche se la tecnica passò al Nord dopo le persecuzioni religiose, e in Inghilterra, dove i calvinisti potevano lavorare in santa pace.
Il mutamento non si spiegherebbe comunque a sufficienza senza considerare l'apporto capitalistico dei mercanti che lavoravano in campagna a prezzi irrisori (proto industrializzazione) permettendo loro uno smercio al dettaglio che fosse conveniente. E dopo i tessuti vennero i coltelli, le spade, gli orologi, i giocattoli.

Tratto da STORIA MODERNA di Gherardo Fabretti
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