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La revisione necessaria: la proposta di Faeta



Faeta sostiene che occorra una radicale revisione del paradigma visualista che insieme lo potenzi e lo sottoponga a regole nuove.
In tale prospettiva è necessario in primis restituire pienezza allo sguardo dell'etnografo, ridagli un'effettiva capacità di trasformarsi in visione. Per far ciò è opportuno rimettere il percepito al suo flusso segnico, addestrarsi a cogliere cioè  l'oggetto all'interno del suo sistema, a guardare le cose con gli occhi dei nativi, nel presupposto implicito che questo custodiscano una radicale diversità di visione e d'immaginazione.
Ma ciò significa che non si può considerare lo sguardo preliminare nel rapporto etnografico e che bisogna transitare propedeuticamente attraverso un processo alfabetizzazione visiva. Durante questo, come si apprende una lingua, si apprenderanno i significati elementari della visione, le regole e gli ordini segnici propri del terreno. Di fronte all'universo visivo altrui comunque occorre porsi con piena umiltà, imparandone le regole prospettiche e le leggi visive. Non si può dimenticare infatti che le nozioni di vicino e di lontano o di alto o di basso, quelle di orizzonte, di volta celeste, di spazio orizzontale e verticale, le concezioni assonometriche e prospettiche mutino profondamente da cultura a cultura e da società a società, siano fortemente condizionate dagli ordini sociali e politici vigenti, determinino infine, un'organizzazione complessiva della visione e conseguentemente un'idea delle rappresentazione del tutto peculiari.

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