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La risposta di Novalis alle questioni filosofiche del tempo

Il Maestro e il discepolo, le due vie della ricerca

Il maestro è la trasfigurazione poetica di Werner. Maestro e discepolo sono contrapposti, anzitutto nei metodi: il maestro usa un metodo analitico,cercano il complesso gioco di connessioni, analogie funzione di precisi disegni di insieme, decifrandoli linguaggio della natura. Il discepolo segue la via dell’introspezione, la ricerca dell’Io per giungere alle cose stesse (eco della filosofia idealista)

Fichte filosofo dell'Io

La tesi di Fichte che più colpisce Novalis è quella dell’Io come principio di tutte le cose.
Secondariamente Fichte intende l’intelligenza e l’Io come attività pura, che agisce secondo precise leggi necessarie: questa necessità scaturisce dalla libertà stessa: l’IO è un pensiero libero e conforme a leggi.
La sensibilità che Novalis mostra per la natura e il rilievo ad essa dato, però, non sono fichtiani, quanto piuttosto schellinghiani.

Schelling filosofo della Natura

Schelling vede la natura come organismo, dotata di una vita (è vita, quindi ha un’anima) e spirito ( la vita della natura è vita dello spirito): non si può spiegare in funzione del meccanicismo, perché la catena causa-effetto perde di significato.

I filosofi antichi: l'Età dell'Oro del pensiero

Richiamo ai presocratici: Talete, Anassimene  e Anassimandro.
Platone è presente con la sua tesi (presente nel Timeo) in cui si presenta il mondo come dotato di anima e intelligenza (poi di Schelling), e la sua visione della poesia come divina follia.
Plotino viene richiamato nella sua tesi generale (tutto va ricondotto all’Uno) e in alcune tesi particolari, come la contemplazione creatrice.
Si parla di un’età dell’oro del pensiero, che nel romanzo si rispecchia nel bambino: perché l’uomo la ritrovi occorre che sappia trovare dentro di sé la voce del sentimento.

La favola di Giacinto e Fiordirosa

L’immagine della dea velata arriva da una poesia di Schiller: un giovane con la sete di sapere va in Egitto. Trova la statua della Dea Iside, solleva incautamente il velo e perde  la serenità morendo precocemente.  Schiller affronta il problema della conoscenza immediata della verità, concludendo che non è possibile.  
Bisogna prima entrare nel santuario, visto come l’intimo mistero della natura creatrice.
Sotto il velo Giacinto vede Fiordirosa (l’amore) e se stesso: ha percorso un cammino che lo ha portato attraverso esperienze e cambiamenti interiori a raggiungere un “tu”, oppure un cammino circolare alla fine del quale c’è l’IO?
Contraddizione apparente: la comprensione di noi stessi è intimamente connessa con la comprensione del mondo. L’unione tra io e tu è possibile grazie all’amore, che unifica gli opposti superandoli e permette di comprendere la scrittura cifrata dell’universo, la rete di analogie che lo percorre. Il  sentimento fornisce la chiave d’accesso all’armonia dell’universo, fa accedere all’assoluto, al senso nascosto, ad una nuova imminente età dell’oro.
Amore è l’origine e la soluzione delle  cose: è il vincolo che tutto unisce.

Tratto da NOVALIS di Federica Maltese
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