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La svolta nel campo della semiotica del cinema - anni '70 -




Per certi versi si può vedere la svolta operata nel campo della semiotica del cinema a partire dalla seconda metà degli anni ’70 come un tentativo di reintrodurre il senso, già situato fuori da campo cinematografico, attribuendolo al un soggetto in varia misura e modo presupposto dal testo filmico. in tal modo si cercava di ristabilire un legame intrinseco tra l’oggetto della significazione – il testo – e il suo significato, attraverso un soggetto presupposto – spettatore, narratore o enunciatore, a seconda degli ambiti teorici in cui ci si muoveva, dalla narratologia alla teoria dell’enunciazione, passando per la psicoanalisi – che fosse garante di un tale legame; anche in questo caso, però, si è fatto riferimento ad un modello narrativo e/o linguistico.
In ambito narratologico o di teoria dell’enunciazione si opera una traduzione di un enunciabile – l’immagine cinematografica – in un insieme di enunciati; queste metodologie sono intrinsecamente orientate alla manipolazione di enunciati: esse necessitano della trasformazione di una relazione percettiva – visione – in una relazione narrativa di cui si possa dare una sintassi secondo procedimenti semiotici consolidati.
Un aspetto differente della questione, concerne l’utilizzo della categoria di “persona”, che fa esplicito riferimento al modello linguistico. Si è cercato più volte di proporre un’omologia tra la relazione complessa guardante/guardato e la relazione che il sistema dei pronomi intrattiene nella lingua con l’istanza dell’enunciazione, costituendo delle configurazioni enunciazionali che trovano riscontro in alcune figure cinematografiche(oggettiva, soggettiva, interpellazione, ecc.).
Tuttavia già Aumont ha distinto il punto di vista ottico – costitutivo di ciò che viene visto, ma che non implica direttamente alcuna soggettività – dal punto di vista predicativo – che implica gerarchicamente il punto di vista ottico ma non è in nessuna maniera omologabile con quest’ultimo, e sembra correlarsi direttamente alla soggettività dell’enunciante; un’inquadratura è quindi correlabile con una posizione della m.d.p. ma non con una soggettività, la quale viene tuttavia presupposta ad un livello gerarchicamente superiore.
Nella lingua le procedure di attorializzazione si attuano a partire dall’opposizione fondamentale persona/non persona. La relazione io/tu(persona) viene istallata attraverso un debrayage enunciazionale, mentre la terza persona(non persona) viene istallata attraverso un debrayage enunciativo; si vede bene come tali debrayage sono di natura categoriale – relazione o/o –, ma tale categorialità è direttamente dipendente dalla natura categorica delle relazioni pronominali(lingua come sistema). Nel cinema appare evidente l’impossibilità di reperire una struttura attoriale categorica preesistente all’atto di enunciazione e d’altra parte i soggetti delegati dal soggetto dell’enunciazione vengono istallati attraverso debrayage graduali.

Tratto da SEMIOTICA DEI MEDIA di Nicola Giuseppe Scelsi
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