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Le figure di importanza nella critica novecentesca

Le figure di importanza nella critica novecentesca


Benedetto Croce


Sottolinea l’importanza di Winkelmann di aver chiarito il concetto di bellezza ideale, cioè indefinita e infinita identificata con la bellezza dell’arte greca. Croce raggiunge una nuova concezione storica del XVIII secolo da cui ne risulta una visione unitaria del Settecento di impronta classicistica e razionalistica.

Citanna


Considera il Neoclassicismo in ciò che ha di vivo, come un aspetto del romanticismo, dell’ansia romantica di evadere dal presente. Il gusto neoclassico non è estraneo alla sensibilità romantica.

Mario Praz


Il Neoclassicismo è una corrente del gusto che ha subìto una lunga elaborazione teorica prima di esplodere nella breve e intensa fioritura dello stile Impero, dopodiché si è disgregato sotto l’azione dei fermenti romantici che recava in sé fin dalle origini. Praz ebbe tra gli altri meriti quello di restituire la dignità d'arte a un periodo, quello Neoclassico, che era stato trascurato nell'Ottocento e condannato da critici come il Longhi e il Venturi. Egli ricostruisce un mondo, quello che va dalla metà del Settecento ai primi anni dell'Ottocento, in tutte le sue sfaccettature artistiche, individuandone i pregi e l'originalità.

Guzzi


Il Neoclassicismo fu in gran parte frutto dell’erudizione e dell’entusiasmo nordico per il mondo antico e specialmente per la Grecia, fu un movimento che in quella erudizione e in quell’entusiasmo doveva esaurirsi; un passeggero fenomeno di gusto e non un fatto profondamente religioso e morale, se non nell’opera di quegli artisti che per virtù d’ingegno contraddissero ai suoi più aperti postulati; fu scienza archeologica e applicazione di formule o di astratti principi e canoni di bellezza, fu niente più che una moda ed ebbe perciò un significato reazionario costituendo una remora o un impaccio al progresso dell’arte (se Paz asserisce alla piena storicità del Neoclassicismo; Guzzi proclama l’anti-storicità e ne limita il significato artistico e culturale.

Momigliano


Osserva che il Neoclassicismo compreso tra il Sette e l’Ottocento nasce dalle suggestioni delle arti figurative e si allaccia al movimento suscitato da Winkelmann, dalle costituzioni dei grandi musei romani e dalle scoperte ercolanesi. Egli parla di in concetto di Neoclassicismo inteso come un accento di poesia che può ritrovarsi in diversi autori, o come un gusto che può improntare in tutto o in parte certi altri.

Binni


Per lui la critica si configura come studio del rapporto dialettico tra la poetica e la poesia; il motivo dominante nell’indagine del Binni è essenzialmente la chiarificazione di quel momento in cui la poetica si trasforma in poesia o in letteratura e la prospettiva storico-culturale si contrae nell’esperienza individuale dello scrittore. Egli scorge nel Neoclassicismo una poetica largamente attiva nel secondo Settecento e nel primo Ottocento e tende alla perfezione del bello ideale. Il Binni considera il Neoclassicismo entro la vasta prospettiva delle poetiche e della civiltà letteraria del secolo XVIII esso non si configura per lui ne come uno specifico periodo storico né come una ben definita area geograficamente delimitabile, ma come una poetica in movimento con l’evoluzione storica, estetica culturale del Settecento, Calcaterra: considera il Neoclassicismo come una seconda manifestazione dell’anti-barocchismo settecentesco; scorge le origini del Neoclassicismo nella dottrina e nella prassi del bello ideale e il suo maggiore sviluppo si ha nella metà del secolo in seguito la diffusione del pensiero di Winkelman, Mengs e Milizia.


Tratto da STORIA DELLA CRITICA D'ARTE di Alessia Muliere
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