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NEW POLITICAL ECONOMY: SPIEGAZIONE DELL'INFLAZIONE


Negli anni 70' si sviluppa una crescente letteratura sugli effetti dell'inflazione, che tenta di integrare nella spiegazione del fenomeno fattori di natura istituzionale non più considerati esogeni rispetto alle variabili economiche. Si possono in particolare distinguere due filoni di tipo neoistituzionale che cercano di interpretare il comportamento dei governi, e quello dei sindacati e delle imprese nelle relazioni industriali, e di vederne gli effetti sull'inflazione. In entrambi i casi si parla nuova political economy. Ma va detto che:
1) il primo filone: guarda ai fenomeni istituzionali applicando alla sfera della politica un approccio economico di derivazione neoclassica;
2) l'altro filone: si identifica maggiormente con la tradizione della sociologia ec, cerca di mettere in evidenza l'impatto autonomo sui fenomeni economici dei fattori politici e amministrativi e del sistema di rappresentanza degli interessi, interpretati però alla luce di una teoria dell'azione + complessa di quella basata sulla massimizzazione dell'utilità individuale.
La novità dei due approcci si può cogliere anche attraverso il confronto con le interpretazioni dell'inflazione di tipo monetarista, per le quali la causa principale dell'inflazione è esogena rispetto al funzionamento dell'economia: essa è vista come la conseguenza dell'incapacità dei governi di controllare l'offerta di moneta in rapporto all'andamento della produzione.
Invece, i due approcci di political economy considerano l'azione dei governi e dei protagonisti delle relazioni industriali non come un dato esogeno, ma come un fattore centrale che deve essere spiegato, e quindi contestano l'idea che il problema dell'inflazione sia riducibile a un errore sul piano tecnico nella gestione della politica economica. E per fare ciò seguono 2 strade diverse:
1) la political economy delle teorie neoutilitarie: sviluppa un' analisi ec della politica e delle relazioni industriali per spiegare l'inflazione degli anni 70'. Esso si ricollega alle teorie neoutilitarie della politica che hanno come punti di riferimento le riflessioni di Shumpeter sulla politica democratica come mercato e quelle di Downs sulla teoria economica della democrazia.
Ma i legami più diretti sono con la teoria delle scelte pubbliche che applica l'analisi economica alla formulazione e all'attuazione delle politiche. In questo quadro un primo gruppo di contributi si concentra sul cosiddetto ciclo politico-elettorale. Si tratta di fenomeni di espansione politicamente indotta dell'economia, che si verificano in concomitanza delle scadenze elettorali, e sono determinate dal tentativo dei politici in carica di essere rieletti con un aumento della spesa e/o una riduzione delle tasse.

Tratto da SOCIOLOGIA ECONOMICA di Antonio Amato
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