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Natura nel Rinascimento, Telesio



Abbiamo già visto come nel passaggio dall’umanesimo civile a quello filosofico l’attenzione si sia spostata dalla città al cosmo. C’era già dunque un interesse per la natura che poi nel 500 si svilupperà pienamente. E una prima prospettiva naturalistica è già presente nell’aristotelismo cinquecentesco che, abbandonate le speculazione etiche e metafisiche, indaga soprattutto la fisica, la psicologia e la logica. La teologia inizia ad allontanarsi progressivamente dalla filosofia, al punto che viene ripresa la dottrina della “doppia verità” di Averroè secondo la quale le verità di ragione vanno distinte dalle verità di fede. La natura va allora indagata secondo ragione e si iniziano a porre le basi di quale metodo scientifico rigoroso si debba utilizzare per lo studio della stessa.
È Telesio infatti uno di quegli autori che si oppone alla fisica-metafisica degli aristotelici in nome di una fisica pura, capace di comprendere la natura nella sua propria intima struttura. All’interno dell’Accademia cosentina, il filosofo propone un indirizzo più scientifico, rispetto alla tradizione aristotelica. Egli allora circoscrive i poteri della natura e indica nei sensi gli strumenti capaci di scoprire i principi primi della natura.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA MODERNA di Carlo Cilia
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