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Novelli - Le immagini e il loro potere propagandistico


Come spesso accade, il potere dell’immagine rivela tutta la sua importanza, specialmente se associato ad uno slogan che coglie, in maniera sintetica ma efficace, il senso del dibattito politico di un’epoca. Basti osservare la quantità di riferimenti (oppositivi, ovviamente) alla Democrazia Cristiana, vero antagonista del PCI nei quarant’anni successivi alla fine della guerra. Volendo riprendere le teorie di Stuart Hall, assumendo il messaggio della DC come il messaggio mediale “mainstream”, potremmo dire che l’audience (in senso figurato) comunista ha attuato una lettura decisamente oppositiva: in altri termini, ha messo in atto una strategia di resistance, non certo di incorporation.
Si possono cogliere alcuni elementi interessanti dai manifesti che saranno riportati in seguito. A proposito della polemica con la DC a cui si accennava poco sopra, si può sottolineare il ricorrente utilizzo dell’espressione “Forchettoni”, con cui il Fronte comunista apostrofava i Democristiani ai tempi delle elezioni del 1948, particolarmente importanti, in Italia, poiché, come scrisse Walter Lippmann, si trattava della «scelta tra libertà e non-libertà».
Due manifesti si rifanno chiaramente al mondo della pubblicità: uno riprende lo storico slogan dell’Amaro Cynar beffeggiando gli avversari politici con un ironico «Contro il logorio della campagna elettorale dei Comunisti bevete Cynar»; un altro mutua la classica forma delle pubblicità dei saponi accompagnandola con la frase «Per togliere le macchie della corruzione clericale [e lo scudo crociato viene presentato come una macchia sul tricolore italiano] usa il voto comunista».
Infine, è opportuno sottolineare l’importanza attribuita al colore rosso come simbolo di appartenenza partitica: l’associazione diretta fra partito e colore (come del resto avveniva, pochi anni prima, tra Partito Fascista e nero) costituisce un importante spunto di riflessione per comprendere, anche sul piano psicologico, le dinamiche di definizione dell’appartenenza, già a livello prelogico prima che in base a una ragionata riflessione politica personale.

       

Due manifesti dell’immediato dopoguerra (nel secondo è esplicitamente richiamato il Fascismo, vero “mito negativo” contro cui presentare il proprio vento di rinnovamento) che si richiamano alle tradizionali immagini del Partito Comunista: la terra, i campi, il lavoro.

           

 

       



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