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Motivazioni e scelta del mercato di quotazione.
Motivazioni competitive: Sostenere la crescita aziendale, incentivare il management, aumentare la visibilità (benefici in termini di marketing)
Motivazioni di governante: Razionalizzare l’assetto proprietario (favorire l’ingresso di nuovi investitori istituzionali), agevolare il passaggio generazionali (e al tempo stesso la liquidabilità delle quote), favorire la mobilità di alcuni azionisti che vogliono cedere le proprie quote azionarie
Motivazioni finanziarie: Diversificare il portafoglio  (e acquisire quote in altre società), incrementare la flessibilità finanziaria, ridurre l’indebitamento e il costo del debito, beneficiare di agevolazioni fiscali.
La motivazione prevalente in Europa continentale è quella di ridurre il livello di indebitamento, mentre minore rilevanza assume la volontà di raccogliere capitale per finanziare la crescita futura. Nel nostro paese tende a essere elevata la probabilità di quotazione in concomitanza con le fasi di mercato in cui è elevato il rapporto: 
Valore di mercato capitale azionario/valore contabile del patrimonio netto (del settore di riferimento).
La quotazione può essere motivata anche da fattori non strettamente di natura industriale, quali per es. la riallocazione delle quote del capitale nell’ambito della compagine sociale esistente, non comportando alcuna modifica della struttura finanziaria.
Scelta del mercato di quotazione. Le società italiane tendono prevalentemente a quotarsi sul mercato domestico e in rari casi scelgono il dual listing, ovvero la quotazione su due diversi mercati. Il mercato non domestico prevalente è quello statunitense (NYSE o NASDAQ).

Costi delle IPO. La quotazione in borsa comporta anche il sostenimento di costi diretti e indiretti derivanti dal collocamento iniziale  e, successivamente, dal mantenimento dello status di società quotata.
In linea generale, è necessario tener conto della presenza di un problema di adverse selection: gli investitori sono di norma meno informati degli insiders sul “vero” valore della società emittente. Ciò influenza la qualità delle imprese che si affacciano sul mercato e contribuisce a determinare il prezzo di emissione e la dimensione dell’underpricing. Quest’aspetto può rappresentare un rilevante costo indiretto dell’IPO, definito money left on the table.
Costi diretti di ammissione alla quotazione:
Commissione di sottoscrizione e collocamento e di vendita (gross spread)
Costi di consulenza (legale, di comunicazione e per i revisori).
Costi del roadshow (giro di presentazione offerta agli investitori istituzionali)
Marketing (campagna di comunicazione destinata al pubblico dei risparmiatori individuali).
Costi di Borsa Italiana
Costi della Consob
Altre spese (stampa materiale informativo, stampa e diffusione del progetto, etc).
Costi indiretti. Sono determinati dallo status di società quotata.
Necessità di cambiamento organizzativo e gestionale
Disclosure. (flusso informativo che la società è obbliga a trasmettere al mercato può comportare conseguenze negative di natura competitiva a favore dei concorrenti non quotati).
Costi di comunicazione e investor relations. (gestione di flussi informativi con il mercato e con la comunità finanziaria)

Requisiti di ammissione. La società che intende quotarsi deve pubblicare un prospetto informativo redatto secondo gli schemi previsti dalla Consob, il quale contiene la descrizione dell’offerta e l’indicazione dei soggetti promotori, la descrizione dell’attività della società e del settore di riferimento, la rappresentazione dei dati economici e finanziari e i principali fattori di rischio legati all’offerta.
La Consob rilascia l’autorizzazione alla pubblicazione del prospetto entro 40 gg dalla comunicazione.

Tratto da FINANZA D'AZIENDA di Alessia Chiovaro
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