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Opere Romane


CAPITALE DEL BELVEDERE

Nasce dall’esigenza del papa Giulio II (Giuliano) che vuole mettere in comunicazione la struttura del Vaticano con la villa di Innocenzo VIII la quale era costruita molto più in alto. Vuole che queste due strutture possano comunicare fra di loro e che possa essere raggiunta non solo all’aperto ma anche al chiuso. Vuole anche che in questo progetto vi siano opere che impreziosiscano il progetto.
Bramante imposta il progetto affacciandosi da una finestra, nota che c’è una linea di prospettiva che accomuna queste 2 strutture, questo asse di simmetria è un filo conduttore che partendo dal basso  riesce a raggiungere la cima della villa.

1° elemento che caratterizza la progettazione:
• 1° invaso che è il primo punto di accesso anche per il pubblico. È delimitato da una struttura architettonica a destra e a sinistra e una scalinata opposta agli uffici vaticano. Le due strutture sono molto alte perché la sommità deve raggiungere, in modo costante, la parte estrema di questo corridoio.
Nella prima parte del cortile ci sono 3 ordini differenti di architettura e l’ultimo ordine sarà quello che superando tutta l’orizzontalità della nuova struttura arriverà fino all’opposto prospetto e consentirà di raggiungere a villa.

Nella chiusura la scalinata serve a raggiungere il piano superiore. Insieme alla scala ci sono gradinate maggiori che servono a sedersi e guardare eventuali spettacoli.
Si arriva ad una seconda quota. In questa zona intermedia organizza una grande nicchia con all’interno una fontana con un ninfeo. Si dipartono dalle rampe simmetrico che vanno in alto e poi ripiegano al centro 2 a destra e 2 a sinistra funzionano come un criterio di molla e conducono all’ultimo giardino.  
Ci sono degli archi che via via si abbassano per dare effetto di fuga e prolungamento voluta da Bramante.

Tratto da APPUNTI DI STORIA DELL'ARCHITETTURA di Debora Neri
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