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Ossimoro, antitesi e metafora: paradossi nella pubblicità


L’ossimoro è un paradosso testuale ridotto ai minimi termini: si presta meno allo sviluppo di un ragionamento interpretativo complesso.

L’antitesi invece non richiede una conditio sine qua non del paradosso: l’autocontradditorietà. Non comporta infatti una contraddizione, ma soltanto l’impostazione di un contrasto, non necessariamente contraddittorio.

Più interessanti le parentele tra metafora e paradosso testuale. Entrambe le figure sono, a livello superficiale, false (ma in realtà celano una verità), entrambe potrebbero avere forma icastica, ed entrambe hanno la capacità di introdurre il nuovo. Ma vi sono differenze. Una, forse, la principale, è che la metafora non richiede necessariamente una spiegazione: se è buona non ha bisogno di essere spiegata. Altra differenza, la metafora non è necessariamente autocontraddittoria. Terza, la metafora non è necessariamente sovversiva.

Paradosso, metafora, mito servono spesso a parlare del nuovo. Presentano importanti aspetti comuni e molto spesso compaiono contestualmente. In più se sono verbali, si combinano spesso con una figura di tipo alquanto diverso: l’aforisma. L’aforisma è un’enunciazione concisa di un’opinione o di un principio, possibilmente espressa in forma memorabile. Gli aforismi non sono necessariamente paradossali.

Tratto da LA COSTRUZIONE PUBBLICITARIA DELLA MARCA di Domenico Valenza
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