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Pietro Leopoldo fautore dell'assolutismo illuminato

Pietro Leopoldo fautore dell'assolutismo illuminato

Figura fondamentale di questo periodo e strettamente connessa all’operare di Lanzi fu quella di Pietro Leopoldo (d’Asburgo, fratello dell’imperatore Giuseppe II), granduca di Toscana dal 1765, che con la sua cultura e le sue iniziative politiche fu uno dei migliori fautori dell’assolutismo illuminato. La politica culturale
leopoldina si concretizzò tra il 1765-1791 in diversi progetti di riforma, razionalizzazione e valorizzazione del patrimonio toscano; istituì l’archivio centrale dello stato, riorganizzò le biblioteche, potenziò l’accademia di belle arti, fondò il museo di storia naturale e si occupò della rivalorizzazione della galleria degli Uffizi. Stimolò inoltre i periodici coevi a un veloce aggiornamento sulla cultura europea, specie nei due più importanti giornali letterari della toscana della seconda metà del 700, ovvero le Novelle letterarie e soprattutto il Giornale de letterati di Pisa, avviato quest’ultimo nel 1771 da Fabroni, sino al 1796 (anno della fine delle pubblicazioni, a Pietro Leopoldo era succeduto Ferdinando III che sembrava avere svuotato di ogni contenuto le riforme leopoldine, inoltre di li a poco le invasioni francesi avrebbero determinato il crollo di ogni prospettiva illuminata) su cui Lanzi pubblicò la sua opera prima, la Real galleria di Firenze dedicata proprio a Fabroni). Il progetto della rivista intendeva prendere posizione sulla cultura contemporanea e non semplicemente darne notizia: recensioni critiche sulla produzione letteraria italiana ed europea, spazio alle arti, antiche e moderne, alla storia, al pensiero politico ed economico, alla filosofia e alla scienza.

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