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Politica internazionale di Luigi XIV


Il primo impegno bellico di Luigi fu la guerra di devoluzione. In alcuni domini della corona spagnola vigeva la legge salica che escludeva dalla successione al trono le femmine. Ma in altri territori degli asburgo di Spagna era possibile la successione per linea femminile. Alla morte di Filippo IV (1665), Luigi, che ne aveva sposato la figlia Maria Teresa, rivendicò una parte dei domini spagnoli. Occupò i paesi bassi meridionali e la franca contea. Con la pace di Aquis Grana (1668) furono riconosciute alla Francia le conquiste territoriali nei paesi bassi spagnoli ma le fu imposta la restituzione della franca contea.
Partita da un conflitto di natura commerciale la seconda guerra di Luigi XIV, contro l’Olanda portò vantaggi territoriali alla Francia ma evidenziò anche la pericolosità della sua spinta egemonica inducendo i più importanti stati europei ad allearsi contro di essi. L’Olanda, antagonista economica della Francia, era il bersaglio della politica protezionistica di Colbert ma le province unite non avevano accettato la guerra delle tariffe imposta dalla Francia e avevano reagito bloccandone le esportazioni. Luigi XIV si alleò contro l’Olanda con l’Inghilterra di Carlo II e la Svezia. La guerra scoppiò nel 1672 ma non fu semplice per le truppe franco inglesi piegare la resistenza dello Statolder Guglielmo III d’Orange. Nel 1674 entravano in guerra contro la Francia l’impero e la Spagna. Le truppe brandeburghesi sconfiggevano nel 1675 quelle svedesi; nel 1677 il matrimonio tra Guglielmo III e la figlia di Giacomo II segnava il riavvicinamento anglolandese. Così Luigi firmò la pace Animega (1678) guadagnando la franca contea. Vi fu poi la guerra della lega di Augusta (1686-97). Una coalizione formata da Spagna, Inghilterra, Olanda, Svezia, Austria e altri stati minori combattè contro l’occupazione francese di alcuni territori situati nella valle del Reno. Il conflitto si concluse nel 1697 con la pace di Ryswzck (risvich): la Francia fu costretta a restituire tutto tranne la città di Strasburgo.

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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