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Populismo “versus” rappresentanza


Il risultato dei nuovi media e dell’impiego dei sondaggi a fini politici introduce in una forma della politica post-rappresentativa entro la quale si confondono i confini tra cittadino ipotetico e cittadino reale.
Questo trionfo dell’opinione pubblica, tramite sondaggi e strumenti elettronici, non segna affatto una democrazia particolarmente intensa, ma innesca un processo per il quale la sfera pubblica viene totalmente privatizzata. Sulla scena, infatti, irrompono atomi incomunicanti, non cittadini, capaci di dialogo e critica. L’affinamento delle tecniche statistiche può comportare un uso demagogico e populista del sondaggio. La formazione dell’agenzia politica, la pressione su alcune materie di largo interesse possono servirsi dell’impatto pubblico dei sondaggi.
Non solo il cittadino reale è espropriato da quello ipotetico, ma anche l’azione di governo tenderà a convertire il consenso su politiche di medio periodo in richiesta quotidiana di indici di gradimento. Il voto reale diventa una sorta di conferma del voto virtuale.
Il sondaggio come surrogato del demos reale non a caso è uno dei veicoli dell’ondata neopopulista che intacca la funzionalità e la ragion d’essere di canali rappresentativi e di organismi di governo capaci di vantare un’apprezzabile dose di autonomia nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali. Il ricorso sistematico al sondaggio contiene forti elementi di passivizzazione. I sondaggi, dice Sartori, sono espressione del potere dei media sul popolo.
Il politico modula le sue parole sulla base di umori, di sensazioni più o meno ingannevoli sapientemente misurate attraverso le tecniche statistiche. Alla base della pratica dei sondaggi risiede peraltro una concezione mitica in virtù della quale il pubblico non sarebbe che una massa di atomi, un insieme di persone con poche relazioni tra di loro. Il soggetto del campione è postulato come un soggetto statico, che non ha un tessuto di relazioni, che si forma un’opinione sul pubblico senza avere alcun confronto con gli altri e restandosene anzi passivo e isolato nella propria dimora.
Il sondaggio è per sua essenza il frutto di una simulazione, di un’anticipazione dell’esperienza effettiva. Il voto reale è invece un atto immediato che viene dopo e coinvolge spazi, situazioni peculiari e non necessariamente è collegato all’intenzione espressa per telefono e quindi condizionata da un mediatore, anche se sconosciuto. Il sondaggio dà luogo a problemi specifici: perché scegliere questo campione e non un altro e perché misurare le opinioni di questo istante di tempo e non in un altro. Il sondaggio può far vedere tendenze, ma non è la tendenza stessa.
Il campione che viene fotografato è una sorta di piccolo simulacro. Il sondaggio è un fatto statico; il voto è un evento sociologico. Il sapere di partecipare a un’elezione simulata e non reale di per sé cambia l’atteggiamento di chi è coinvolto.

Tratto da RAPPRESENTANZA POLITICA E GOVERNABILITÀ di Laura Polizzi
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