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Prima di Lutero, Lefevre


I maestri che prima di Lutero hanno lasciato un segno indelebile nella storia dei tempi moderni sono: Lefevre e Erasmo. Nel giro di 20 anni le Epistolae divi Paoli del Lefevre ebbero 8 ristampe e molti se ne avvalsero per il commento dell’epistolario paolino (tra gli altri, Erasmo per il Novum Instrumentum e Lutero per l’edizione della Lettera ai Romani). Egli dispose su due colonne parallele il latino della Vulgata e una propria versione stampata modestamente in caratteri più piccoli e basata sul greco: la chiamò Intelligentia ex greco e la integrò con le note del Valla. Tuttavia il suo lavoro esegetico segna una svolta decisiva nei confronti dell’epistolario paolino: l’innovazione consiste nell’aver messo da parte le glosse medievali e nell’aver reso il testo latino delle Lettere più fedele all’originale e più chiaro nella formulazione. Il commento segue passo passo il pensiero di Paolo, ma cerca di darne un’interpretazione insieme letterale e spirituale, a cui fa seguire una examinatio circa litteram, con un costante rinvio al greco. Benché attento all’analisi filologica e alle minuzie grammaticali, il commento di Lefevre non sembra un testo di esegesi, bensì un’interpretazione di tipo omiletico e mistico, che mira a ritrovare l’essenziale: la lettura cristologica della Scrittura. Il lavoro segnò una svolta esegetica riguardo all’epistolario paolino: fu il primo commento nel senso moderno del termine. Importa qui insistere sul fatto che il lavoro su Paolo costituisce il punto di partenza per capire il Nuovo Testamento. Lefevre considerò tale esperienza esegetica come avvio per la versione dell’intera Bibbia in francese: nel 1523 apparvero i 4 vangeli col commento, poi le Lettere cattoliche e infine vide la luce l’Antico Testamento nel 1530. Quando apparve la versione del Nuovo Testamento, si impose immediatamente nell’uso liturgico: le epistole e i vangeli della domenica venivano letti in francese durante la Messa. Ma ciò durò poco in quanto spento subito da un decreto dell’Università della Sorbona, che aveva condannato qualsiasi traduzione della Bibbia in volgare; la riforma liturgica vene così bloccata, ma non il proposito iniziale di Lefevre, il quale in seguito a una serie di vicende drammatiche e a un esilio volontario, non desistette dalla sua impresa e nel 1530 ad Anversa pubblicò la Bibbia in francese. Ecco il suo intento: non solo portare il testo sacro in mano ai fedeli nella lingua parlata, ma anche presentare le Lettere di Paolo quale fondamento indispensabile per la comprensione dell’intera Scrittura. Nonostante le numerose edizioni, il commento di Lefevre alle Lettere di Paolo non rappresentò un successo editoriale, né ebbe una grande notorietà: la ragione è dovuta principalmente alla pubblicazione del Novum Instrumentum di Erasmo, che costituì per quel tempo la prima edizione critica del Nuovo Testamento e diede un avvio grandioso agli studi critici sul Nuovo Testamento. Tuttavia nell’Apologia, uno degli scritti posti come prefazione, Erasmo rende omaggio a Lefevre, suo precursore e al lavoro esegetico di lui e considera l’umanista come uno dei migliori interpreti del Nuovo Testamento.

Tratto da ALLE ORIGINI DEL MONDO MODERNO di Alessia Muliere
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