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Realismo dogmatico e realismo pratico


Heisenberg parla di realismo dogmatico e di realismo pratico. Rivedersi in termini più o meno rigidi e più o meno flessibili.
La teoria dell’identità sociale si inserisce all’interno del socio costruttivismo. Si focalizza l’aspetto sociale e culturale nell’interpretazione del soggetto. Il sé è qualcosa che si sviluppa soprattutto in relazione al campo culturale e sociale. È una dimensione più ampia del semplice integrazionismo. Prima si vedeva l’identità come qualcosa di individuale ma con Tajfel assume una prospettiva sociale. Evidentemente è difficile scindere nettamente l’identità dall’identità sociale. C’è una compresenza.
Il realismo dogmatico afferma semplicemente: "la realtà è una, è lì davanti, è reale tutto ciò che la scienza ci dice che è reale, punto e basta". Il realismo pratico afferma che "è reale tutto ciò che concerne le nostre pratiche di vita e il modo in cui ci relazioniamo con tali pratiche," Il realismo metafisico afferma che "è reale tutto ciò che possiamo pensare, dai numeri alle Idee, da Dio alla moltiplicazione."
La concezione del mondo di Cartesio è stata denominata “realismo dogmatico” o “realismo metafisico”: il mondo, come totalità della “res extensa” esiste a prescindere dalle condizioni di verificabilità di questa affermazione. In realtà i due termini non sono esattamente equivalenti, perché al realismo metafisico viene associata l’idea della necessarietà dell’esistenza del mondo su base soprannaturale e divina (qui emerge compiutamente il senso dell’affermazione “Dio non può averci ingannato”), mentre il realismo dogmatico si limita a considerare l’esistenza del mondo come un fatto “oggettivo” e non “assolutamente necessario”. Tuttavia entrambe queste concezioni considerano il mondo come esistente assolutamente, per questo possiamo considerarle alla stessa stregua di quelle che hanno fatto da presupposto alle filosofie scientifiche successive a Cartesio fino al 1900.
Il realismo metafisico-dogmatico è stata la chiave interpretativa della realtà per tre secoli, e la base sulla quale si sono costruite tutte le scienze, e sulla quale si riteneva dovessero essere costruite tutte le scienze a venire.
Con la meccanica quantistica si è passati da questo tipo di concezione a quella del “realismo pratico”, ossia a quella concezione di pensiero secondo la quale noi possiamo considerare con buona approssimazione il mondo in cui viviamo come esistente, senza però “oggettivare” questa affermazione dandole validità assoluta. In effetti sembra difficile a chiunque accettare l’idea che il mondo possa anche non esistere per come lo conosciamo. Tanto più uno scienziato che indaghi su un fenomeno vorrebbe poter credere di essere alla ricerca di qualcosa di oggettivamente vero, il che spiega come mai all’inizio nessuno volle accettare le conclusioni della meccanica quantistica. Tuttavia appare chiaro che non tutte le scienze sono esatte, e che alcune di esse possono anche fondarsi sul realismo pratico e non solo su quello dogmatico.

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