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Riclassificazione a produzione e valore aggiunto


Il contesto di riferimento è in questo caso l’attività produttiva che ha avuto luogo nell’esercizio. Il modello è utile al fine di mettere in luce quanto valore l’azienda è stata in grado di aggiungere alla materia prima e a tutte le condizioni acquisite all’esterno tramite il processo di trasformazione (quantità misurata dal valore aggiunto).

La differenza tra fatturato e valore della produzione può essere attribuita essenzialmente a 2 motivi:
- Sovrapproduzione, che l’azienda deve essere in grado di assorbire negli esercizi successivi
- Sopravvalutazione del valore delle rimanenze di prodotti finiti e semilavorati
Alla produzione di esercizio si sottraggono tutti i costi delle materie e dei componenti impiegati e quelli che possiamo definire i costi di acquisizione “esterni”, cioè tutti quei costi relativi ad acquisti di beni e servizi e effettuati presso terze economie, di pertinenza della gestione caratteristica. A questo livello vanno inserite le variazioni delle scorte. Si determina così il valore aggiunto, che misura quanta parte dell’intera produzione è imputabile all’attività svolta internamente. Sottraendo al valore aggiunto tutte le componenti di costo riconducibili al personale (costo del lavoro, oneri sociali, accantonamenti TFR, spese assicurative, etc), si ottiene il margine operativo lordo (MOL).

Il MOL può essere interpretato in 2 modi:
1) Come differenza tra ricavi e costi monetari legati alla sequenza acquisto-trasformazione-vendita
2) Come margine disponibile per il reintegro del capitale fisico consumato nella produzione, per la remunerazione, per la remunerazione del capitale finanziario nonché per il pagamento delle imposte.

Tratto da FINANZA D'AZIENDA di Alessia Chiovaro
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