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Rivoluzione francese: l’assemblea nazionale costituente


Un vecchio organismo come gli stati generali aveva impresso una svolta alla vita politica francese: si era dato il compito di sostituire alla monarchia per diritto divino la monarchia costituzionale, aveva proclamato la nazione unica fonte di sovranità. E Luigi XVI riconobbe l’assemblea nazionale.
Tutti continuavano a considerare necessaria la sanzione regia e Luigi era il garante del patto con la nazione; i 3 ordini non si erano dissolti e l’assemblea nazionale costituente fu il prolungamento degli stati generali.
Il re fece circondare la città da mercenari stranieri; licenziò Necker e lo sostituì con uno più fedele all’aristocrazia. Il terzo Stato promosse la creazione di una milizia controllata dalla municipalità di Parigi. Ma il popolo della capitale si organizzò autonomamente: assalì postazioni militari alla ricerca di armi, uffici del dazio e simboli del potere fiscale.
Il 14 luglio artigiani, operai e piccoli commercianti assalivano la fortezza della Bastiglia dove erano rinchiusi i rei di stato. I soldati uccisero un centinaio di persone ma si arresero. Luigi XVI doveva correre ai ripari e richiamò Necker al governo e licenziò le truppe straniere.
Nelle città si costituirono municipalità fedeli all’assemblea nazionale e una forza armata che prese il nome di guardia nazionale al comando del generale La Fayette. Nelle campagne ci furono rivolte antifeudali e colpirono castelli, archivi signorili ecc… fu ostacolata la riscossione della decima. La guardia razionale reprimeva le rivolte e requisiva il grano.
Il 4 agosto l’assemblea nazionale decise l’abolizione dei privilegi feudali. Il 26 agosto l’assemblea proclamava in 17 articoli la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino in cui erano enunciati i principi dell’89:
Lo stato assicura al cittadino l’esercizio dei suoi diritti
Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione
Se lo stato viene meno ai suoi doveri il cittadino ha il diritto di resistere all’oppressione

Tratto da LE VIE DELLA MODERNITÀ di Filippo Amelotti
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