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Sapere come difesa del paziente


A dire il nostro modo di giocare il nostro sapere può benissimo oggi suscitare resistenza, avete detto di fatto che se noi usassimo un modo semplicemente freudiano, la spiegazione in fondo il far sentire che c’è un sapere che il paziente non sa è un modo che suscita resistenza, anche perché è vero che a volte il paziente ne sa e ne sa del complesso di Edipo e ne sa delle ultime teorie e “scusi Lei a che scuola appartiene” ecceteraProviamo a prendere un elemento più strutturale, se noi diamo interpretazione in senso freudiano il paziente può sentirsi invaso, da che cosa esattamente, è importante questa cosa. Sì: - Forse perché il paziente sa di saperla lunga su di sé – Ah, e come fa a saperla lunga secondo Lei.
Ma se abbiamo appena finito di dire che di questo asse simbolico non c’è padroneggia mento a livello immaginario non è mica così chiaro che cosa il paziente sappia di sé
Esempio, l’Uomo dei topi dei giorni nostri arriva e dice sono un d.o.c. E’ un sapere questo?
Dire sono un d.o.c. secondo voi, soprattutto la quarta fila che era allineata su questo punto, è un sapere utilizzabile, diciamo così, è davvero un sapere che il soggetto ha su di sé?
Dunque si tratta di lavorare comunque sull’asimmetria, perché lì c’è la questione del transfert, no, quando diciamo che il transfert è un soggetto supposto sapere vuol dire che comunque la questione del transfert è una supposizione di sapere all’altro, si tratta però di non giocarla in termini difensivi.
Quindi nel momento in cui, cioè il nostro modo di fare interpretazione è il modo non di aggiungergli del sapere in più, per esempio, in questo senso oggi non funzionerebbe per niente, non funziona un’interpretazione freudiana perché l’interpretazione ermeneutica è un’interpretazione che aggiunge del sapere.

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