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Sogni pagani nell'immaginario medievale



Fino al II sec d.C. c'è distinzione sogni veri-falsi, manifestata nel sogno di Penelope nel canto XIX dell'Odissea e nella descrizione degli inferi nel canto VI dell'Eneide. Virgilio comunque si ispira a omero. Penelope vede 2 porte, da una escono i sogni falsi, dall'altra veri. Porta eburnea e porta cornea (veri) > enea. 2) i sogni sono ombre, fantasmi, forme che hanno un luogo a sè negli inferi. È forte il legame tra sogno e morte. Pare che comunque nell'opinione comune gran parte dei sogni sia considerata vera, anche se sussistono specie nella filosofia degli eruditi scettici. Già esiodo fa il sogno figlio della notte tenebrosa, fratello di morte, sonno e trapasso. In filosofia platone democrito e pitagora ritengono i sogni veritieri, diogene è incredulo, aristotele li critica razionalmente. Anche nel campo medico si sviluppa una tendenza critica, con ippocrate che collega corpo e sogni, così come farà Galeno nel II sec.

Tratto da L'IMMAGINARIO MEDIOEVALE di Dario Gemini
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