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UNA CIVILTÀ UNIVERSALE? MODERNIZZAZIONE E OCCIDENTALIZZAZIONE


Una “civiltà universale” = L’idea di un processo di aggregazione culturale dell’umanità e la sempre più diffusa accettazione di valori, credenze, orientamenti, usi ed istituzioni comuni da parte dei popoli di tutto il mondo. Ciò elabora delle tesi sul concetto universale:
Quasi tutti i membri delle società condividono un comune “senso morale”, una moralità minima sulla questione tra cos’è bene e cos’è male.
Può essere impiegato per indicare ciò che le società civili hanno in comune.
Potrebbe riferirsi a idee, valori e dottrine oggigiorno condivise da molti popoli della civiltà occidentale e da alcuni popoli di altre civiltà.
Solo un’ingenua arroganza può indurre gli occidentali a credere che i non occidentali verranno “occidentalizzati” semplicemente acquistando merci occidentali.
Un’altra tesi lascia stare i beni di consumo che i non occidentali acquistano e si incentra sui mezzi di comunicazione. Tale situazione riflette due fenomeni
1) universalità dell’interesse umano per l’amore, il sesso, la violenza, l’erotismo e la ricchezza, nonché l’abilità delle grandi società (americane) di trarre vantaggio da esso.
2) L’uomo interpreta il flusso di comunicazioni attraverso l’ottica dei propri valori e punti di vista soggettivi.
La comunicazione globale è una delle più importanti manifestazioni contemporanee della potenza occidentale. Il dominio pressoché totale dell’Occidente sui mezzi di comunicazione mondiali costituisce una grande fonte di risentimento ed ostilità dei popoli non occidentali nei confronti del’Occidente.
Lingua. Gli elementi basilari di una qualsiasi cultura o civiltà sono la lingua e la religione. La lingua universale è l’inglese, ciò può significare due cose: che una parte sempre più ampia della popolazione mondiale parla inglese, non esiste tuttavia alcuna prova a sostegno di tale tesi, mentre gli indizi dimostrano esattamente il contrario. I dati del trentennio indicano che la tendenza mondiale nella diffusione delle lingue non ha subito modifiche sostanziali, è invece aumentata la percentuale di persone che parlano indi, malese, arabo, al contrario è diminuita quella tedesca, giapponese, russo.
Da un lato una lingua (inglese) sconosciuta al 92% della popolazione mondiale non può essere considerata una lingua universale. Dall’altro tuttavia, possiamo definirla universale se si tratta dello strumento che popoli di diversa lingua e cultura utilizzano per comunicare (=lingua franca del mondo) e come mezzo di comunicazione interculturale per superare e non eliminare le differenze culturali e linguistiche.
Il fatto che un banchiere giapponese e un imprenditore indonesiano comunichino in inglese non significa che uno qualunque dei due si sia anglicizzato o occidentalizzato. Proprio perché desiderano preservare la propria identità culturale, utilizzano l’inglese per comunicare con persone di altre culture. La lingua inglese viene assorbita di colorazioni locali che la trasformano in una pletora di idiomi locali.
La diffusione delle lingue nel mondo ha sempre ricalcato la diffusione del potere. Se in un futuro remoto, la Cina soppianterà l’Occidente come civiltà dominante del pianeta, l’inglese cederà al mandarino come lingua franca mondiale. Nelle società non occidentali sembrano essere in atto due tendenze opposte: da un lato l’inglese è sempre più utilizzato a livello universitario per preparare i laureati alla competizione; dall’altro le pressioni sociali e politiche spingono sempre più ad un utilizzo generalizzato delle lingue autoctone.
Religione: l’avvento di una religione universale non è probabile. L’intensificarsi della coscienza religiosa e la nascita di movimenti fondamentalisti soprattutto islamici.
L’universalismo è l’ideologia dominante dell’Occidente nei confronti delle culture non occidentali, le quali la rifiutano. Questi ultimi percepiscono l’integrazione del mondo in unica entità come una minaccia.  Per gli occidentali starebbe emergendo una sorta di civiltà universale:
crollo del comunismo sovietico = fine della storia e vittoria della democrazia liberale nel mondo;
Maggiore interazione tra i popoli dovuto all’aumento di scambi economici e tecnologici. Forti interazioni commerciali possono essere uno stimolo alla pace o alla guerra, a seconda delle aspettative sui futuri sviluppi commerciali. Via via che l’intensificarsi della comunicazione e dei viaggi moltiplica le interazioni tra le diverse civiltà, i popoli danno più importanza alla peculiare civiltà che li identifica.
Il risultato dei processi di modernizzazione ha permesso all’uomo di controllare e plasmare il proprio ambiente in modi nuovi. Dalla cultura tradizionale, legata all’agricoltura e ai tempi naturali a quella moderna dell’industria e della tecnologia. 
L’Occidente è tale da sempre, anche prima della modernizzazione, le sue caratteristiche sono: l’eredità classica (filosofia, latino, cristianesimo); cattolicesimo e protestantesimo; lingua latina; separazione tra stato e chiesa; stato di diritto (base al costituzionalismo e all’arbitrio, pluralismo); corpi rappresentativi anche a livello locale; individualismo, diritti ed individualismo.
L’espansione dell’Occidente ha sviluppato la modernizzazione dei paesi non occidentali, che possono scegliere→
rifiuto totale: Cina e Giappone rifiutarono in toto l’Occidente, sicuri della superiorità della propria cultura, ma l’isolamento è stato infranto con la guerra dell’oppio. Anche se un rifiuto totale è impossibile in questo momento. Il presupposto è che la modernizzazione e occidentalizzazione sono indesiderabili.
kemalismo: modernizzazione ed occidentalizzazione, necessarie e desiderabili, devono procedere a pari passo, poiché incompatibili, le culture autoctone devono essere abolite.
riformismo: unire preservazione dei valori e modernizzazione (es. cultura cinese nei principi e cultura occidentali per fini pratici). Il presupposto è che la modernizzazione viene vista come desiderabile, al contrario dell’occidentalizzazione.
L’occidentalizzazione stimola la modernizzazione
                                         ↓
                         Deoccidentalizzazione
                           ↓                            ↓
Maggior potere       alienazione e crisi d’identità
economico,              a livello individuale
militare.                 
                         ↓                                                                            
    Rinascita culturale
                             e religiosa autoctona
Le società induista e giapponese hanno avviato prima un processo di modernizzazione, rispetto alle società confuciana e islamica, dimostrandosi maggiormente capaci di importare la tecnologia e utilizzarla per promuovere la propria cultura.
Modernizzazione non significa occidentalizzazione, infatti, i paesi non occidentali si sono modernizzati senza rinunciare alla propria cultura, contribuendo alla diminuzione di quello occidentale.

Tratto da LO SCONTRO DELLE CIVILTÀ di Alice Lavinia Oppizzi
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