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Unità dello spirito e Stato in Gentile. Arte, religione e filosofia



Gentile insiste sul carattere unitario della realtà spirituale, che scaturisce dall’unità dell’atto del pensiero. Egli non vuole in questo modo sminuire i piccoli fatti concreti, ma ricondurli all’unità che è fondamento di tutti. Per far ciò considera la dialettica hegeliana intesa come tesi – antitesi – sintesi applicandola ai tre momenti dello spirito assoluto: arte, religione, filosofia. L’arte è il momento dell’esaltazione del soggetto che vuole ridurre l’oggetto a sé, attraverso la creazione libera. La religione è l’antitesi in quanto esaltazione dell’oggetto (Dio) e negazione del soggetto. In essa contrapposto all’autoctisi si costituisce l’eteroctisi, ossia creazione da parte di un’entità oggettiva. In essa c’è l’identificazione immediata del soggetto con l’oggetto.
Ma sia l’arte che la religione sono per Gentile posizioni astratte del pensiero, in quanto isolano soltanto un lato dell’atto concreto del pensare, la soggettività o l’oggettività. La filosofia rappresenta il momento della loro sintesi: nella filosofia il pensiero crea se stesso e insieme il proprio oggetto: essa è allora il pensiero concreto operante in tutte le forme dello spirito. Ma poiché il pensiero si sviluppa storicamente, la filosofia fa un tutt’uno con la propria storia. In questo modo si instaura il circolo di filosofia e storia della filosofia, nel senso che per fare storia della filosofia occorre filosofare e per fare filosofia occorre presupporre la storia della filosofia.

Tratto da STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA di Carlo Cilia
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