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Viticoltura ed enti vinicoli nella Terra d'Otranto


Abbiamo detto che il territorio di Otranto garantiva nell’800 la coltivazione di viti e ulivi. Nella zona di lecce, vi erano 3 zone:
- In una era difficile produrre per via del terreno argilloso e calcareo
- In un’altra si ebbe l’incremento del vino che superò sia quello dell’olio che dei cereali
- In un’altra ancora vi erano molti vini ricercati e differenziati
Mentre a Gallipoli c’erano invece: vini robusti alcolici, ed era prodotto il “vino del capo”.

Iniziarono ad esserci dei problemi quando si produssero dei parassiti: “zigena della vita”, “erniosi” che erano parassiti animali che attaccavano le foglie, in particolare c’era il malbianco che poteva essere ucciso con la solforazione, la fillossera (il parassita più importante) che comparve in Francia con un’importazione americana, dannoso tanto da far costituire a Lecce un consorzio anti-fillosserico.

Per quanto riguarda l’aumento della produzione di vino, si ebbero problemi per lo sbarco commerciale, data per la chiusura del trattato Francese, tanto da far vedere vino pregiato come vino cattivo. Un altro problema relativo all’esportazione fu la politica protezionista dello Stato, successivamente interrotta con l’apertura di un nuovo trattato con la Francia.
Il vino della Terra d’Otranto aveva problemi relativi alla sua produzione, con tecniche obsolete e molto lente. Infatti erano ancora utilizzati i palamenti (usati anche oggi) e la classica pigiatura. Questo problemi si riscontrarono anche a Parigi dove si evidenziò ancor di più la nostra lacuna, all’esposizione internazionale di Parigi nel ‘900, dove furono presentati 12 vini, e per colpa di bottiglie non adatte, etichette sbagliate, e troppo fermentate; furono ammesse solo 5 tipologie di vino al concorso.
Nel 1883, il consorzio agrario di lecce, istituì un laboratorio di assaggio dei vini che inoltre consigliava nuove tecniche di produzione e di conservazione e un museo che aveva lo scopo di promuovere le tecniche di coltura.

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