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La metafora nella formazione. Indagine sull'utilizzo di strumenti metaforici nella pratica professionale formativa.

Il ruolo della metafora nella formazione

Le considerazioni discusse nella prima parte del lavoro mi hanno spinta a formulare alcune ipotesi circa il ruolo che la metafora riveste nell’agevolare il raggiungimento degli obiettivi perseguiti in un percorso formativo, riflessioni che rappresentano lo stimolo dell’interesse sperimentale che ha guidato la costruzione della ricerca:
- l’attivazione della motivazione negli individui adulti è legata alle esperienze di vita passate e alla percezione di utilità e funzionalità che essi hanno del corso formativo rispetto alla loro condizione, professionale e personale, presente: la metafora, essendo in grado di evocare immagini mentali contenute nella memoria episodica, costituisce un ponte di collegamento tra l’esperienza dell’individuo e il contenuto da apprendere e permette, quindi, una personalizzazione dell’intervento e un rapido coinvolgimento del soggetto;
- il carattere aperto e multiprospettico della metafora consente di potenziare le capacità analitiche ed euristiche del singolo, di fornire lo spunto per confronti e discussioni in gruppo e favorisce, rispettandolo, l’emergere della soggettività;
- la metafora è una valida alternativa ai metodi di insegnamento induttivi e deduttivi: essa non cade né nella generalizzazione, e quindi nel rischio di un insegnamento troppo freddo e aspecifico, né nel particolarismo e nel suo conseguente pericolo di impedire l’astrazione di regole più generali. La metafora, infatti, si può considerare come un caso particolare che instaura, con l’infinita varietà degli altri esempi specifici, un rapporto di superiorità gerarchica, poiché in potenza racchiude in sé tutte le loro caratteristiche. Il pensiero simbolico, difatti, annovera tra i suoi componenti anche la metafora;
- la peculiarità della metafora di mettere in luce alcuni aspetti di un concetto e di nasconderne altri, consente di selezionarne ed evidenziarne gli elementi essenziali. È la funzione che Casula (2002) definisce di condensazione: la metafora orienta l’intervento sugli aspetti che essa mette in evidenza, imponendo in tal modo una direzione da seguire ed evitando divagazioni e disorientamento;
- il linguaggio figurato ben si applica a quei casi in cui la formazione tenta di risolvere problemi delicati e complessi (come ad esempio casi di burn-out o un cattivo rapporto tra colleghi di uffici o reparti differenti): la metafora consente di affrontare il problema indirettamente, senza nominarlo;
- l’aspetto giocoso e piacevole della metafora contribuisce a rendere più familiare e rassicurante il clima d’aula, condizione fondamentale per dotare il partecipante di quella sicurezza psicologica ed emotiva necessaria all’attivazione di processi di apprendimento e cambiamento;
- le metafore orientano l’azione: la teorizzazione di Lakoff e Johnson (1980) ha posto in evidenza il carattere metaforico dell’organizzazione concettuale e il riflettersi di questa peculiarità anche nei comportamenti osservabili (par. 3.3). L’inserimento di una metafora nuova e significativa nel sistema cognitivo di un individuo ha dunque una duplice importanza formativa: in primo luogo può attivare una ristrutturazione degli schemi mentali, che si verifica con il mutamento delle relazioni tra le classificazioni e le rappresentazioni metaforiche del mondo, e in seguito questo cambiamento si riversa nell’azione, tramite la modifica del comportamento abituale. Quel formatore che sarà in grado, quindi, di costruire una metafora significativa ed altamente evocativa per i suoi formandi, avrà più probabilità di successo per quanto riguarda la trasposizione degli apprendimenti dall’aula al contesto in cui questi ultimi andranno applicati;
- la metafora ha un ruolo fondamentale nella costruzione della conoscenza, sia a livello individuale che collettivo. La formazione, intesa non esclusivamente come luogo di acquisizione di nozioni e tecniche ma anche come laboratorio in cui è possibile costruire nuova conoscenza, ha bisogno di avvalersi di strumenti che stimolino la creatività e la rielaborazione originale e soggettiva di concetti, teorie e modelli.
Come giustamente ammonisce Donata Fabbri (2004), è opportuno soffermarsi anche sui pericoli derivanti da un uso errato, o meglio da un abuso, delle metafore. A proposito dell’ultimo punto sopra elencato, è evidente come il formatore, nelle vesti di costruttore di metafore, sia in possesso di un potere di influenza che può mutare in controllo e comando, qualora egli si lasci trasportare dalla stravaganza di proposte metaforiche audaci, ovvero dal «piacere inebriante di poter “comandare” alle parole» (Fabbri D., 2004, p. 75), dimenticando di conseguenza l’obiettivo formativo. Diviene opportuno che il formatore presti particolare attenzione alla scelta delle metafore: immagini banali possono infastidire l’ascoltatore mentre analogie troppo inconsuete possono essere destabilizzanti.
Le metafore di un formatore non sono create per stupire in modalità fini a se stesse, sono create per
provocare quel giusto disequilibrio cognitivo, necessario perché il nuovo che si sta apprendendo possa
farsi un varco e possa insediarsi in mezzo a ciò che conosciamo già (Fabbri D., 2004, p. 76).

Le metafore cui si riferisce l’Autrice sono lontane da quelle stereotipate e ‘alla moda’, le quali ingabbiano il pensiero in considerazioni trite e in ragionamenti routinari; esse sono, piuttosto, originali, creatrici di nuove ulteriori metafore ed inoltre sanno essere metodo, perché organizzano il sapere e orientano la ricerca.

Questo brano è tratto dalla tesi:

La metafora nella formazione. Indagine sull'utilizzo di strumenti metaforici nella pratica professionale formativa.

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Informazioni tesi

  Autore: Lisa Colalongo
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2007-08
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze della Formazione Continua
  Relatore: Alberto Munari
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 595

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