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Definizione di Dissociazione

Il termine dissociazione, traduzione inglese da parte di William James dell’originale termine “desagregation” proposto da Pierre Janet nel 1889 (Bremner, Marmar, 1998), è stato per decenni utilizzato solo relativamente alla frammentazione dell’esperienza propria delle psicosi. In origine si riferiva, invece, alla concezione della mente umana come naturalmente frammentata, tale per cui il naturale senso di individualità proprio dell’uomo sarebbe l’esito di un’attività sintetica della mente. Janet afferma, nel suo “modello traumatico”, che le esperienze traumatiche possono divenir causa di stati mentali dissociati poiché alterano il senso dell’unitarietà della persona (Bremner, Marmar, 1998). Nella sua accezione più ampia, il termine dissociazione viene utilizzato per indicare che due o più processi o contenuti mentali sono non associati o non integrati. Di taglio differente l’interpretazione di Briere che, nel 1999, per dissociazione intende ogni esclusione, a scopo difensivo, di materiale disturbante e similmente Nemiah (1991) propone che la dissociazione si riferisca ad una «esclusione dalla consapevolezza ed alla inaccessibilità al recupero volontario degli eventi» (Berliner, Briere, 1999). Per riassumere possiamo dire che con il termine dissociazione s’intende una modificazione dello stato di coscienza connessa ad esperienze altamente stressanti. Tale modulazione della consapevolezza può avere a) carattere volontario (difesa) e/o b) totalmente involontario, come esito del soverchiamento delle capacità di modulazione delle emozioni. In particolare, relazioni significative sembrano essere presenti fra l’abuso infantile (nelle varie commistioni fisiche, psicologiche e sessuali) e i Disturbi di Personalità Borderline, Antisociale, Istrionico (Levitt, Marè Pinnell, 1995; Maffei, 1993; Zelikovky, Lynn, 1994).

di Veronica Citro