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Definizione di Etnometodologia

"Le origini dell'etnometodologia" spiegano Wallace e Wolf nel loro Contemporary Sociological Theory "si possono rintracciare nell'analisi di Harold Garfinkel sulle registrazioni di delibere di giurie, che egli ha condotto nel 1945." Lo studioso era interessato in cose quali "l'uso che fanno i giurati di un certo tipo di conoscenza del funzionamento delle questioni sociali: conoscenza a cui essi ricorrono facilmente e che esigono gli uni dagli altri".

E l'interesse dell'etnometodologia è proprio questo, ossia le conoscenze pratiche e di senso comune della società usate dagli attori sociali nel vivere quotidiano. Il termine etnometodologia, d'altro canto, richiama nella radice etno l'idea che ogni individuo appartenente a una società dispone di un insieme di metodi (conoscenze pratiche) che permette all'individuo stesso di interpretare, di agire e di svolgere i propri compiti (metodologia).

Secondo gli etnometodologi proprio attraverso queste pratiche, questi metodi, gli individui agiscono, danno significato alla realtà e, quindi, la costruiscono. A differenza dell'analisi funzionalista, per l'etnometodologia non esiste una realtà propria dei fatti sociali: al contrario, la realtà sociale emerge dal processo interpretativo stesso a cui gli attori si rifanno, adottando certe regole di comportamento. Il processo interpretativo è esso stesso il fenomeno da investigare.
Per questo motivo, gli etnometodologi si interessano alle interpretazioni utilizzate dalle persone per dar senso e agire nell'assetto sociale, al significato che l'individuo attribuisce alle situazioni quotidiane, pratiche che nel momento stesso in cui sono operate costruiscono la realtà sociale stessa.

L'etnometodologia non è quindi un nuovo approccio che intende risolvere i problemi sollevati dalle prospettive teoriche tradizionali, piuttosto solleva un insieme di questioni profondamente diverse da quelle della maggior parte della ricerca sociale.