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Definizione di Critica musicale

L’attività di chi si occupa di interpretare e giudicare un’opera o un evento musicale. Nella sua forma canonica, si esplica in forma scritta e si serve del formato giornalistico della recensione.
"Critica" deriva dal greco 'kritiké' - sottinteso 'téchne' -, cioè ‘arte o scienza del giudicare’ (dal verbo 'krínô', ‘distinguo, scelgo’). Il giudizio, di per sé, non fa però la critica, essendo l’esito del processo che vi sta dietro e la rende significante: l’interpretazione. E cioè, l'attività di "lettura" in senso lato dell'opera musicale. E' possibile così distinguere un'attività di informazione musicale (interesse referenziale) da una propriamente detta di critica musicale (interesse argomentativo).
Testimonianze di forme di riflessione sulla musica risalgono almeno al pitagorismo (VI sec. a.C.), ma fino al Settecento il loro carattere resta sostanzialmente sporadico e occasionale. E’ solo con la fine del Barocco che la musica – e in generale tutte le arti – si vede lentamente riconosciuta una propria autonomia: trova giustificazione non più nell’assolvere ad una particolare funzione sociale (musica liturgica, da ballo, per uno spettacolo, ecc.), ma come pratica a sé. Nasce, per così dire, una musica ‘da ascolto’. Non esaurendosi più nella mera fruizione, non essendo più soltanto mezzo ma fine, la musica diventa un’attività suscettibile di riflessione, che ha bisogno di essere spiegata. E scrivere di musica diventa una pratica con una propria identità quando nascono un adeguato supporto di riflessione teorica (una disciplina da cui mutuare idee e principi: l’estetica musicale) e i mezzi con cui esprimerla (il giornalismo). La critica si afferma definitivamente nell’Ottocento, con l’esplosione della pubblicistica borghese e in parallelo con la concezione romantica e più precisamente post-beethoveniana della musica: un’arte linguisticamente complessa (da intenditori, ascoltatori dedicati), pensata non più per intrattenere ma per elevare lo spirito.

di Gabriele Marino