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Definizione di Disturbo da alimentazione incontrollata

Disturbo dell’alimentazione per ora inserito solo in appendice al DSM IV TR (2000), quale categoria che necessita di ulteriori studi.
I criteri diagnostici ipotizzati prevedono che debbano essere presenti ricorrenti episodi di abbuffate, a cui non segue l’utilizzo sistematico di comportamenti compensatori inappropriati per prevenire l’aumento di peso (es. vomito auto-indotto, abuso di lassativi, di diuretici, di enteroclismi, di farmaci, pratica del digiuno, esercizio fisico eccessivo).
Con il termine abbuffata si intende una condizione definita da due precise caratteristiche:
1) l’ingestione in un periodo di tempo definito (ad es. un periodo di due ore) di una quantità di cibo significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone assumerebbe nello stesso tempo ed in circostanze simili;
2) la sensazione di perdere il controllo durante l’episodio, come ad es. la sensazione di non riuscire a controllare cosa o quanto si sta mangiando.
Gli episodi di abbuffata devono essere, inoltre, associati ad almeno tre dei seguenti sintomi:
a) mangiare molto più rapidamente del normale
b) mangiare fino a che non ci si sente spiacevolmente pieni
c) mangiare grandi quantitativi di cibo anche se non ci si sente fisicamente affamati
d) mangiare in solitudine perché ci si vergogna di quanto cibo si stia assumendo
e) provare disgusto verso di sé, depressione e senso di colpa dopo ogni episodio.
Per fare diagnosi di disturbo da alimentazione incontrollata, infine, deve essere presente un marcato disagio rispetto al mangiare in modo incontrollato e le abbuffate si devono presentare per almeno due giorni alla settimana, per un periodo di sei mesi.

di Nazaria Palmerone