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Nuove pressioni francesi perché l'Italia entri in guerra

9 agosto 1914

Georges Clemenceau si reca in visita dall'ambasciatore italiano a Parigi Tittoni, per illustrargli la nuova opinione del governo francese e dello stesso Presidente della Repubblica Poincaré: «L'Italia può essere sicura che se la neutralità gli ha assicurato la benevolenza della Francia, una più attiva partecipazione alla guerra contro Germania e Austria troverà Parigi pronta ad impegnarsi per tutti quegli ingrandimenti territoriali e quei vantaggi economici che l'Italia ritiene reclamare nel suo interesse». Negli ambienti governativi italiani, molti erano i dubbi sulla opportunità dell'intervento. Questo timore risulta esplicito nel telegramma che Di Sangiuliano invia al presidente del Consiglio, Salandra: secondo il ministro degli Esteri italiano infatti, entrare in guerra comportaterebbe dei rischi per l'Italia non solo in caso di sconfitta, ma anche in caso di vittoria, perché la posizione dell'Italia nel Mediterraneo diverrebbe oltremodo pericolosa con una Francia vittoriosa e con gli attuali alleati trasformati in nemici implacabili.

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