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Mussolini invia i suoi reclami a Berlino

3 novembre 1943

Mussolini si vede costretto a inoltrare i suoi reclami e le sue "preoccupazioni" al Ministero degli Esteri di Berlino tramite il figlio Vittorio, che si incontra, assieme all'ambasciatore Anfuso, con il Sottosegretario di Stato agli affari esteri von Steengracht.
Durante il colloquio, nel quale Anfuso fa da interprete, Vittorio Mussolini espone nuovamente le preoccupazioni del padre riguardo al discredito caduto sul governo di Salò dopo le disposizioni dei Gauleiter Hofer e Rainer nelle zone d'operazione "Adriatico" e "Prealpi". In particolare, il Duce si lamenta della brutta impressione che la popolazione ha ricevuto dalla sostituzione del prefetto da lui nominato a Trieste con un nuovo prefetto gradito alle autorità tedesche, cosa che ha per di più danneggiato la sua autorità. Vittorio Mussolini, denunciando gli arbìtri dei Supremi Commissari, si sofferma sulla situazione che si è venuta a creare nel Sudtirolo, dove attraverso molteplici provvedimenti si è tentato di dare un carattere tedesco al territorio. Come esempio di questa politica, il latore del Duce riporta la sostituzione dei nomi italiani delle vie e delle località altoatesine con quelli tedeschi; atti che, secondo Mussolini, oltre a dare l'impressione agli italiani che le zone d'operazione appartengano già al Reich, sono d'aiuto alla propaganda nemica nel sostenere che il territorio italiano sia stato "venduto" alla Germania.
Steengracht minimizza le preoccupazioni italiane e giustifica la condotta dei Supremi Commissari con le particolarità psicologiche delle regioni, dove tra le autorità tedesche e la popolazione locale si è instaurato un «particolare rapporto, soprattutto dopo il tradimento di Badoglio». E' sua intenzione però ribadire, come del resto l'abile politica estera tedesca prevede, che l'italianità di quei territori è indiscussa, e che il Reich è stato costretto da ragioni di carattere militare ad amministrare personalmente le due regioni.

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